da: "FANTASIE COSMICHE" 1938 di GIOVANNI BOTTINELLI (pagina a cura di Stelio Tollace - pseud.) 
Giovanni
Bottinelli nacque a Voghera (Pavia) il 24 giugno 1876, ed ai primi del
secolo entrò alle dipendenze del Ministero delle Finanze,
come
vicesegretario della sezione di Torino. Negli anni tra il 1938 e il 1941
era ancora attivo in campo lavorativo, come Intendente di Finanza della
Provincia di Como.
Si ringrazia il nostro lettore Domenico Cammarota per l'integrazione della scheda biografica di questo autore del quale fino a poco tempo fa sapevamo solo quanto Bottinelli stesso lasciò scritto nel suo libro in modo misterioso...!
il libro che andiamo a stralciare, venne pubblicato in due edizioni nel 1938 e 1941.
[...] Il
quadro grandioso che ho semplicemente abbozzato, non rappresenta, per
ora, che i l frutto delle mie intuizioni ed ipotesi; ma potrebbe anche
darsi che, più presto di quanto si possa pensare, queste supposizioni
diventino luminosa realtà. È imminente la scadenza del mio settimo
ringiovanimento quarantennale; e tutto è già pronto a tal uopo. Domani,
15 aprile 1920, procederò all'ottavo rinnovamento, o meglio
ricaricamento del mio organismo. Chissà che, prima della prossima
scadenza, possa realizzarsi qualche nuovo sublime miracolo! [...]
CAPITOLO
VIII
Visita
alla Luna. Emisfero
lunare invisibile della Terra, e luce cinerea. Diverse
condizioni dei due emisferi lunari. Parità
di condizioni creano parità di forme vitali. La
luna non è sferica. I
cosiddetti vulcani lunari. La
luna è come ancorata alla Terra. Residui
di vitalità sull'emisfero lunare visibile. Vitalità
rigogliosa sull'emisfero invisibile. Differenze
fra l'uomo e il selenita.
[...]
Nell'emisfero
che noi vediamo esistono solamente pochi residui di aria e di acqua
nel fondo dei cosiddetti crateri, dove rimane tuttora qualche traccia
di vitalità analoga aquella terrestre. Si tratta, però, di animali
e vegetali d'ordine inferiore, che sono riusciti ad adattarsi
alle condizioni speciali dell'ambiente in cui vivono. Si
deve infatti tenere presente che l'assoluta mancanza di atmosfera su
tutta questa faccia lunare — salve queste poche eccezioni nel fondo
dei crateri — produce violentissimi sbalzi di temperatura che,
sebbene alquanto mitigati, si risentono anche nelle profondità
ancora provviste di atmosfera. Questa,
inoltre, risulta impoverita in tal modo da non poter più consentire
la vita ad esseri d'ordine superiore. E il residuo d'acqua tuttora
esistente, evapora totalmente nell'aria nel periodo centrale dei 14
giorni di Sole, ossia di giorno, mentre verso la fine del
corrispondente periodo notturno diventa tutto ghiaccio, per effetto
delle bassissime temperature che si verificano. Tutto
ciò spiega perchè su questo emisfero lunare esistono soltanto, nel
fondo delle cavità predette, alcune forme speciali di vegetali,
somiglianti a muschi, che nascono, si sviluppano e muoiono nel breve
periodo di 14 giorni, ed animali — prevalentemente insetti —
costituiti in modo da poter sfruttare l'aria rarefatta di cui
dispongono e che alternano 14 giorni di speciale letargo a 14 giorni
di difficile vita. Questi
sono gli ultimi e scarsi residui — destinati, essi pure, a
scomparire del tutto fra non molti secoli — della vitalità che,
ivi, prosperava, un tempo, rigogliosamente comesulla Terra. E le
traccie dell'antico periodo di splendore vitale sono numerose ed
imponenti. I
resti fossili di infinite varietà di animali si incontrano
frequentemente negli sterminati deserti e, più ancora, lungo i
declivi delle immense cavità dove la fauna lunare era costretta a
ritirarsi a mano a mano, incalzata da un inesorabile destino! Molti
di questi animali — come appare dai loro scheletri — erano, per
dimensioni, alquanto superiori a quelli che attualmente vivono sulla
Terra, e parecchi avevano una struttura molto simile a quella degli
animali terrestri. Numerosi
sono pure i grandiosi resti fossilizzati di vegetali, anàloghi a
quelli del nostro globo, che testimoniano della flora lussureggiante
che ricopriva il suolo lunare in quelle epoche remote. Oltre
ai residui della rigogliosa vitalità scomparsa, numerose traccie
rimangono — specialmente nell'interno dei più vasti crateri —
delle opere imponenti costruite dai seleniti,soprattutto allo scopo
di utilizzare le sempre più scarse risorse vitali che consentivano
un prolungamento alla loro lenta agonia Si
vedono avanzi di gigantesche ed ingegnose costruzioni, evidentemente
destinate a raccogliere e sfruttare, fino al massimo possibile, le
sfuggenti riserve idriche; e traccie di altre opere bizzarre e
complesse, probabilmente intese a migliorare le condizioni di
respirabilità dell'atmosfera. Assai
numerose sono poi le rovine di ricoveri, di ponti e di complicate
gallerie. Chi
potrebbe mai immaginare e descrivere la lotta tremenda che dovettero
certamente sostenere, prima del loro definitivo annientamento, i
seleniti ritiratisi negli immensi crateri? Non
è, logicamente, da ritenersi che tutti gli abitatori dell'emisfero
lunare rivolto verso la Terra siano rimasti vittime delle trappole
loro tese dai crateri in funzione di vere sirene ammaliatrici: Assai
più probabilmente molti di essi saranno emigrati nell'opposto
emisfero. Ma
quelli che rimasero, attratti dalle rigogliose condizioni vitali
delle vallate esistenti nel fondo dei maggiori crateri, votarono
inconsciamente le loro stirpi alla distruzione. Infatti
l'aria e l'acqua andarono progressivamente scarseggiando ovunque,
fuorché nelle oasi rappresentate dal fondo dei crateri, oasi
dell'estensione, talvolta, di migliaia di chilometri quadrati,
paragonabili, cioè, ad intere nostre Provincie. A
poco a poco, tutt'intorno a queste ubertose oasi,l'acqua venne
totalmente a mancare e l'aria si rese difficilmente respirabile, per
sempre maggiore rarefazione. Nessuno
più poteva avventurarsi non solo oltre gli orli dei loro crateri, ma
nemmeno verso i punti più elevati dell'interno delle cavità.
Lentamente, ma inesorabilmente, le meravigliose oasi allettataci si
tramutarono dapprima in carceri, poi in tombe! Esistono
traccie non dubbie di numerose evasioni. Alcuni, isolatamente,
tentarono di superare gli orli del proprio cratere, muniti di
apparecchi speciali per la respirazione e di provviste di viveri e di
acqua. Ma (salve poche eccezioni per coloro che stavano poco lontani
dall'emisfero opposto alla Terra) trovarono più presto la morte
nella vana ricerca di vita. E i loro resti si vedono disseminati nei
deserti dove la loro speranza fu spenta. Altri
tentarono l'evasione in massa, costruendo lunghissimegallerie —
delle quali ho già fatto cenno — che, partendo dal fondo dei
crateri, cercano l'uscita al piano, senzabisogno di superare gli
altri bordi mortiferi dei crateri medesimi. Alcune
di queste gallerie terminano con varie diramazioni, dalle quali si
comprende che il primo tentativo di uscita per una via più breve, ma
più elevata, venne abbandonato, seguendo altra via più lunga ma più
bassa, evidentemente perchè le condizioni vitali trovate all'altezza
del primo sbocco, non erano soddisfacenti. Anche
questi tentativi collettivi di uscita dalle oasi ingannatrici furono
fortunati soltanto per i crateri non eccessivamente lontani
dell'emisfero lunare invisibile alla Terra. Tutti
gli altri, anziché offrire una via di salvezza, acceleraronolo
sterminio dei seleniti che, con tanta industriosa fatica, avevano
sperato di sottrarsi al crudele loro destino. Infatti
i loro resti si vedono sparsi ovunque, e talvolta anon grande
distanza dall'agognata meta: la maggiore o minore vicinanza a questa,
sta a dimostrare la maggiore o minore resistenza fisica delle
vittime. Gli abitanti che rimasero rinchiusi nei crateri videro,
giorno per giorno, diminuire l'estensione della zona ubertosa che li
aveva attirati, poi sentirono che l'aria andava gradatamente
impoverendosi e rarefacendosi. Ciò contribuiva alla dispersione
dell'umidità atmosferica che non era più in grado di conservare
intatto il ricambio tra l'evaporazione del suolo e la condensazione
delle nubi. Le
sorgenti si inaridirono progressivamente, cominciando da quelle
collocate nelle zone più elevate, dove il deserto prendeva il posto
della rigogliosa vegetazione primitiva. Ivi gli sbalzi di temperatura
tra il giorno e la notte diventarono sempre più tremendi, fino ad
arroventare il suolo, quando il Sole era alto sull'orizzonte, ed a
scendere oltre i 100 centigradi sotto zero quando i l solo enorme
disco della Terra,sempre presente nel cielo di quest'emisfero lunare,
ne illuminava ma non ne riscaldava la superficie. Le
prime generazioni che compresero quale sorte era loro riservata, si
industriarono — come lo dimostrano le rovine delle grandiose opere
già accennate — nell' opporsi in tutti i modi possibili alla loro
incombente distruzione, ma invano. E le generazioni successive, anche
in conseguenza delle spaventose difficoltà della loro esistenza,
degenerarono progressivamente e divennero sempre più scarse, fino a
scomparire totalmente per essere sostituite da esseri di grado
inferiore, ma più resistenti. La
stessa cosa avvenne per i vegetali, cosicché nel fondo dei maggiori
crateri rimangono ora — infimi rappresentanti dell'antica
vitalità — soltanto poche specie di organismi, destinati essi pure
a totale distruzione in periodi di tempo relativamente brevi. Infatti
nei crateri minori, dove il processo di rarefazionedell'aria e di
dispersione dell'acqua fu più rapido, non esiste più alcuna traccia
di vita animale o vegetale: il fondo delle loro cavità è
perfettamente identico al deserto che li circonda. Cosi,
anche in poco ampia superficie, si possono osservare, nei crateri di
varia dimensione, i vari gradi di immiserimento vitale attraverso i
quali il nostro satellite è destinato a trasformarsi totalmente in
un'immensa orribile tomba! Ma se poco lieto è lo spettacolo
dell'emisfero lunare rivolto verso di noi, ben diverso è quello
dell'emisfero opposto. Anche
questo dovrà perdere, col tempo, ogni vitalità:e buona parte ne ha
già perduta. Ma,
per l'insieme dei particolari motivi che abbiamo precedentemente
specificati, esso offre tuttavia, ed offrirà ancora, per secoli e
secoli, condizioni sufficienti per uno sviluppo di vita animale e
vegetale abbastanza considerevole. La
superficie del misterioso emisfero lunare invisibile dalla Terra è
meno accidentata. Alcune catene di montagne, le più alte delle quali
non superano i 4000 metri, si alternano ad ampie vallate e ad enormi
distese pianeggianti, solcate da fiumi che sboccano in laghi e mari
collegati con un solo oceano centrale grande quanto due o tre volte
il Mediterraneo. E ciò, da solo, vale a confermare che ancora per un
lungo periodo di tempo in tale emisfero sarà possibileuno sviluppo
di vita analoga a quella terrestre. I
cosiddetti crateri sono, in conseguenza della presenza di
un'atmosfera abbastanza densa, assai meno numerosi ed imponenti che
non sull'altro emisfero. Non
tutta la superficie libera dalle acque presenta — come è ovvio —
identiche condizioni di vitalità. Le zone più elevate hanno già
un'atmosfera tanto rarefatta da obbligarei seleniti che ivi vogliano
avventurarsi ad adottare speciali precauzioni. Anche la penuria d'
acqua in tali zone, ostacola un normale processo vitale. Ma
nelle ampie vallate, nelle sconfinate pianure e nel fondo dei
crateri, prospera una rigogliosa vita animale e vegetale
perfettamente analoga a quella terrestre. Come
abbiamo desunto dai resti fossili dell'emisfero dapprima esaminato,
gli animali lunari sono alquanto più grandi di quelli terrestri,
senza raggiungere, però, le dimensioni dei sauriani che popolavano
il nostro globo 150 milioni d'anni or sono, cioè tra le epoche
giurassica e cretacea. E corrispondenti proporzioni presentano i
vegetali. La fauna e la flora del nostro satellite hanno forme poco
dissimili dalle nostre, come era da prevedersi in base alle
considerazioni predette. E fra le varie specie di animali, una ne
emerge i cui esemplari sono assai simili all' uomo e, come
l'uomo, sono dotati di ragione: sono i seleniti, dei quali abbiamo
già parlato, ma dei quali si trovano soltanto i resti fossili
nell'emisfero lunare rivolto verso la Terra. I
seleniti, che popolano l'emisfero invisibile della Luna, sono molto
agili e vigorosi ed hanno un'altezza media di due metri e mezzo. Non
sono infrequenti i casi di individui eccedenti i tre metri. Hanno
braccia proporzionalmente più lunghe di quelle dell'uomo, pollice
prensile anche nei piedi, torace assai sviluppato, breve appendice
caudale, testa relativamente piccola, collo tozzo, naso poco
pronunziato ed orecchie mobili. La loro epidermide è tutta ricoperta
di peli, fuorché sulle gote, sulla palma delle mani e nella pianta
dei piedi. Il pelo, piuttosto lungo e setoloso sul dorso e sulle
spalle, dove forma una specie di criniera leonina, alquanto attenuata
per gli esemplari di sesso femminile, di venta folta e lunga chioma
sulla testa e morbida peluria sulle altre parti del corpo. Gli
individui di sesso maschile sono, come gli uomini, generalmente più
forti e provvisti di lunghi peli anche sulle labbra e sul mento. Ma
la caratteristica più importante, che differenzia i seleniti dagli
uomini, risiede nella conformazione dei due occhi. Questi hanno
movimenti indipendenti l'uno dall'altro, possono anche uscire dalle
occhiaie, e sono formati da un'infinità di piccoli prismi, come
quelli delle api, che percepiscono anche le radiazioni ultraviolette.
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