Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico documentativo

CHIACCHIERE LUNATICHE
RICORDI - RIFLESSIONI - PROGETTI - RACCONTI - DOCUMENTI

 

"ORLANDO FURIOSO"

1516

 di

LUDOVICO ARIOSTO

(pagina a cura di Pino Van Toppe - pseud.)


Il 22 aprile 1516 usciva da una tipografia di Ferrara la prima copia dell’Orlando Furioso, uno dei capolavori della letteratura mondiale di ogni tempo. Il poema dell'Ariosto, composto da 46 canti in ottave (38.736 versi in totale), è imperniato sulla figura di Orlando, personaggio a cui è dedicato il titolo. L'opera, riprendendo la tradizione del ciclo carolingio e in parte del ciclo bretone, si pone a continuazione dell'incompiuto Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo.

Caratteristica letteraria dell'opera è il continuo intrecciarsi delle vicende dei diversi personaggi secondo molteplici percorsi narrativi. Al racconto della guerra tra musulmani (Saraceni) e cristiani,
si alterna l'avventura amorosa incentrata sulla bellissima Angelica, in fuga da numerosi spasimanti, tra i quali il paladino Orlando, del quale viene già dalle prime ottave preannunciata la pazzia.

 

A due terzi del libro (canto XXXIV) si apre la vicenda “lunatica” del viaggio di Astolfo sulla Luna.

Astolfo, venuto in possesso dell'Ippogrifo e dopo aver vagato per varie regioni, giunge sulla cima di una montagna, dove si scopre esservi il Paradiso Terrestre. Qui il paladino viene accolto da San Giovanni Evangelista e, dopo essere stato informato che il senno perso di Orlando si trova sulla Luna, viene anche edotto sul come andarci a recuperarlo, per poi far rinsavire il folle paladino. Si reca quindi sulla luna con il carro di Elia, per prendere l'ampolla che contiene il senno di Orlando.

La Luna è un vero e proprio altro mondo, topos riflesso del regno terrestre, dove Astolfo trova il senno di Orlando insieme a tutte le altre cose che gli uomini smarriscono sulla terra: fama, gloria, voti e preghiere, amori, desideri e vani progetti...
Il Furioso, interpretato come poema dell'armonia vuole asserire la capacità dell'uomo di essere artefice del proprio destino ma l'Ariosto, nel romanzo, allestisce anche una fiera delle vanità umane, che vengono raccolte sulla Luna.
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