Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico documentativo

CHIACCHIERE LUNATICHE
RICORDI - RIFLESSIONI - PROGETTI - RACCONTI - DOCUMENTI

 

"MARIA LUNA MYSTICA"

1634

di

MAXIMILIAN SANDÄUS (1578-1656)


(pagina a cura di Erlene De Rossi - pseud.)

Sandäus, Maximilianus. è il nome latinizzato del teologo Maximilien van der Sandt (Amsterdam 1578 - Colonia 1656) professore di filosofia e teologia all'università di Würzburg (1605 – 1631). Sandäus fu esponente della controversistica cattolica dell'età barocca: il suo stile è ridondante e artificioso, le sue opere ricche di simboli e allegorie. Sue, sono note le raccolte di prediche illustrate da emblemi desunti prevalentemente dalla natura come ad esempio i fiori nel Maria flos mysticum, Magonza 1629, le pietre preziose nel Gemma mystica, Magonza, 1631, il mondo dell'avifauna nel curioso Aviariun Marianum o infine, venedo al nostro tema: la Luna nel Maria Luna Mystica, Colonia 1634.

I capitoli di quest'ultimo sono, ciascuno riferito con un parallelo iconico ad una differente fase della Luna: Maria luna nuova nel mistero del suo concepimento - Maria luna eclissata nel mistero della Purificazione - Maria luna piena nel mistero dell'Annunciazione - Maria luna combattente nel mistero della sua Natività.

Nei suoi scritti, usa il linguaggio della tradizione esplorando alfabeticamente i concetti mistici del suo tempo. Confronta questo stesso linguaggio con quello dell'amore, quello della Bibbia o anche quello dell'Alchimia e tenta di giustificare l'apparente oscurità del proprio scrivere poichè riferito all'esperienza di un oggetto soprannaturale, divino, sostanzialmente inesprimibile.

La “nebulosità” dello stile mistico appartiene un “linguaggio altro” che parla di una realtà “altra”.

Sandäus pratica una “retorica dell’indicibile” di cui invano gli esegeti hanno ricercato le prime manifestazioni tanto è antica. Studi relativamente recenti, hanno dimostrato che la lingua dell’esperienza religiosa è attraversata da una particolare tensione espressiva nel cercare di cogliere “ciò che non può essere detto”. Uno “stile mistico”, insomma. di cui Sandäus fornisce una descrizione. Egli ritiene che i mistici abbiano uno gergo proprio, con specifiche formule linguistiche, una dizione e una intrinseca maniera di costruire le frasi. Hanno in comune un preciso ventaglio di segni espressivi, tra i quali l’oscurità, l’accentuata astrazione, l’eccesso iperbolico, l’invenzione di parole magniloquenti, l’affettazione e via dicendo...


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