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Giovanni Segantini
Di Michele Caldarelli
Pubblicata su Il Resto del Carlito nel luglio 1991

Per me è diventata un'abitudine, ogni volta che gli passo accanto, salutare per burla o per affetto il busto di Segantini che fa bella mostra di sé in paese. L'hanno piazzato di lato al Comune e credo di non essere il solo a fargli cenno, qualcuno forse lo apostrofa come gli amici di allora: "ciao Segante!" e tira in lungo chiedendosi dove avesse piazzato il cavalletto nei luoghi di Caglio. Qui dipinse "Alla stanga", troviamo scritto sul basamento che lo sorregge, ma per molti passanti più che chiarimento risulta fonte di interrogativi: "qui dove?" ad esempio, e per qualcuno anche la figura dell'artista non è ben nota. Vale dunque la pena di parlarne e di cogliere l'occasione della grande mostra che quest'anno ha avuto luogo a Zurigo fino al 3 di febbraio presso la Kunsthaus. Giovanni Segantini (1858-1899), personaggio di spicco del postimpressionismo europeo, benché molto apprezzato dai suoi contemporanei, è stato a lungo etichettato, con definizione sommaria e superficiale, come pittore idilliaco. Interpretando i suoi come temi di pura evasione, la critica ufficiale fino ad una quindicina di anni fa non aveva appieno considerato quanto la sua ricerca avesse influito sullo, sviluppo delle tecniche pittoriche divisioniste. Dopo il periodo brianzolo, già ne11886, anno della rielaborazione dell'"Ave Maria" Segantini aveva abbandonato il puro rappresentare naturalistico per sviluppare un personale uso del colore e, a Savognino in Engadina, iniziava a concentrarsi sulla luminosità che in seguito tanto avrebbe caratterizzato le sue opere. Alcuni approcci, per una rilettura della sua opera, sono già stati tentati in passato e questo della mostra zurighese ne vorrebbe tirare le fila anche se non si sono potute esibire tutte le opere previste. Comunque ben 70 dipinti ad olio sono stati raccolti assieme a 55 pastelli e molti disegni preparatori. Si tratta di una vera e propria revisione del "caso Segantini" che ci concede una reinterpretazione della "natura" da lui ritratta come Grande Madre cosicché i motivi campestri, delle fonti e delle fontane acquistano nuovo significato. Tre (1858/1880 -1880/1894 1894/1899) sono state le tappe fondamentali della vita di Segantini considerate nell'allestire la mostra che, nel dipinto "Alla stanga", trova punto centrale di riferimento. Giovanni Segatini (poi Segantini) nato ad Arco di Trento sul Lago di Garda, territorio austriaco, aveva vissuto una infanzia di miseria dopo la morte prematura della madre. Trasferitosi a Milano con il padre e la sorellastra, aveva rinunciato alla cittadinanza austriaca e fino alla morte rimase apolide. Rinchiuso in riformatorio per tre anni ne uscì nel 74 senza saper scrivere il proprio nome. Indirizzato al disegno da un padre confessore dell'istituto, che aveva Intuito le sue qualità artistiche, frequentò i corsi serali di Brera ed ebbe contatti con gli artisti della Scapigliatura lombarda. Il 1879, anno in cui fu dichiarato disertore dalle autorità austriache per un disguido burocratico, segnò una svolta decisiva per la sua vita. Espose alla mostra nazionale di Brera "II coro di Sant'Antonio" con successo di critica e venne notato da Vittore Grubicy de Dragon, mercante d'arte che a lungo si occupò del suo lavoro. Nel 1880 conobbe Bice Bugatti, sorella del famoso produttore di mobili e poi di auto; con lei, che gli diede quattro figli, si trasferì in Brianza dove scoprì il mondo contadino che avrebbe predominato come tema nella sua futura produzione. Momento centrale del periodo brianzolo fu il periodo in cui, da solo visse a Caglio. Quì, nel 1885 dipinse "Alla stanga" quadro che, nella mostra zurighese, ha un ruolo importante nel rappresentare il momento del distacco di Segantini dai temi religiosi e dalla pittura dai toni cupi del Realismo europeo. Nel 1886, anno del suo trasferimento a Savognino nei Grigioni, "Alla stanga" vinse la medaglia d'oro all'esposizione di Amsterdam per poi, due anni dopo, essere acquistato dallo Stato Italiano. Lo stesso anno Grubicy lo aveva inserito nell"'ltalian exibition" all'Expo di Londra e Segantini diventava artista conosciuto a livello internazionale. Nel 1894, ultima tappa della sua vita, si trasferì in Engadina dove individuò come punti di lavoro: Maloja (1800 m) Soglio in Bergell e le cime dello Schafberg (2700 m). A Schafberg all'aperto con qualsiasi tempo, usando addirittura un fornellino per sciogliere i colori induriti dal gelo, a 41 anni morì di peritonite mentre lavorava al "Trittico della Natura"; "Voglio vedere le mie montagne" furono le ultime parole proferite al medico che solo dopo diversi giorni riuscì a raggiungerlo lassù senza poterlo salvare.

Michele Caldarelli

Per conoscere meglio Giovanni Segantini

Tra Pittura e Fotografia - di Rosabianca Mascetti
un omaggio a Giovanni Segantini

Giovanni Segantini 1858/1899
un volume Edito in occasione della grande retrospettiva
dedicata a Giovanni Segantini dalla Kunsthaus di Zurigo

Giovanni Segantini alla Kunsthaus di Zurigo



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