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Il Santuario di Campoè
in Caglio

Una storia scritta nella
vita di una comunità

AA.VV.
Ed.Grafica Colombo
Lecco 1998
80 pp. 22 x 22 cm.
ill. b/n e col.

Le nostre valli sono ricche di tesori artistici e tra questi, fresco di restauro, va segnalato il Santuario della Madonna di Campoè in Caglio. E’ uno di quei luoghi devozionali che nel tempo si sono sviluppati per volontà della gente, quasi spontaneamente, senza clamori e per questo senza lasciare grandi testimonianze scritte. I lavori di restauro, iniziati nel 1994, non hanno solo restituito splendore al santuario ma hanno avviato una ricerca storico artisica e socio religiosa, ora documentata nel libro "Il Santuario di Campoè in Caglio: una storia scritta nella vita di una comunità".(Ed.Colombo, Lecco 1998, pp. 80), con interventi di Germano Mulazzani, Marco Meneguzzo e Giacomo Luzzani. Situata, a 850 metri sul livello del mare, ai piedi del monte Palanzone, circondata da grandi tigli e faggi secolari, la Beata Vergine del Campo, o più brevemente di Campoè (forse termine longobardo che indicava la "campagna alta" cioè al di sopra del paese), si raggiunge, a "un rosario di cammino" dalla parrocchiale di Caglio, tanto dura la salita alla chiesina lungo il viale alberato, costeggiato da cappelline affrescate. E’ difficile datare la prima immagine devozionale qui collocata a segnale per i viandanti e a protezione della "strada de Campo", come viene definita in una lettera arcivescovile del 1356. E’ certamente, invece, del 1508 la "Madonna del latte" posta nel nucleo originario del santuario, poi modificato (come testimoniano le cronache stese nel 1570 per la visita pastorale del cardinale Carlo Borromeo) in una struttura allargata alle dimensioni odierne, completa di torre campanaria e oratorio. Le modifiche coinvolsero anche la tradizionale immagine della "Madonna del latte" trasformandola in una "Madonna del cardellino": "scambio" figurativo attuato frequentemente, soprattutto dopo il Concilio di Trento che proibiva la rappresentazione di nudità in chiesa. Per ripristinare l’originario affresco, il riporto su tela della "Madonna del cardellino" è stato asportato dall’altare ed è oggi conservato nella stanza dietro il presbiterio, anch’esso restituito all’antico splendore degli stucchi e affreschi del XVII e XVIII secolo. E’infatti in questo periodo che il santuario diventa meta assidua di pellegrinaggi in seguito alla apparizione, nell’anno 1626, della Vergine ad una fanciulla malata del paese cui venne concesso il dono della guarigione. Ancora oggi questo straordinario evento viene ricordato con solenne celebrazione nella prima domenica di luglio.

"Due Madonne e un miracolo nel passato del santuario di Campoè" di Rosabianca Mascetti pubblicato da "Il Corriere" Como il 10 febbraio 1999


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