Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c 22100 Como
ARBORES ET HERBÆ

mostra tematica interdisciplinare
12 giugno - 15 luglio 2004

Luigi Turati
Germoglio

bronzo - 2003 - altezza cm. 30


LUIGI TURATI E LA LIBERTA’ DI GUARDARE CON LE MANI

Di questi tempi si discute molto sulla libertà dello sguardo. Viviamo in un affollamento di immagini sconosciuto ad ogni epoca precedente della nostra storia recente.
Come si può ancora creare si chiede qualcuno? Quali sono gli spazi residui lasciati all’immaginazione e alla creatività individuali? Ovviamente la creatività non finisce mai, e vi è sempre chi nell’ambito della visione riesce a superare le barriere del conformismo, e ad interpretare i bisogni e le realtà collettive, con una grinta ed una libertà sconosciute ai più. Vi sono però anche strade alternative, che cominciano a venire esplorate con speranza e assiduità sempre maggiori. La più frequentata è la strada sonora: sono moltissimi gli artisti visivi che oggi lavorano in affinità con la musica, e che considerano le loro opere come creazioni audiovisive. L’odorato e il tatto sono sensi più difficili da interpretare e da integrare con finezza nei percorsi tradizionali delle arti visive. Entrambi fanno parte della storia dei linguaggi dell’arte moderna, ed in particolare dell’avanguardia Futurista che – cercando di rinnovare la tradizione artistica in modo da renderla adeguata all’attualità del vivere – ha mescolato i cinque sensi con tutti gli aspetti delle manifestazioni artistiche. Questo ha contribuito a diffondere l’idea che questi incroci e contaminazioni siano manifestazioni di dissacrazione e di trasgressione. Di questi tempi tutto ciò non guasta. Non bisogna però dimenticare che, per quello che riguarda il tatto, vi sono esempi famosi, anche se abbastanza rari e non diffusissimi,  di creazione artistica che si è sviluppata grazie, non tanto al lavoro manuale, quanto alla conoscenza e alla creazione realizzate attraverso le ‘proprie’ mani ( che non è la stessa cosa!). Nella grande tradizione plastica del passato il fatto di imparare a ‘guardare con le mani’, e a ‘modellare le figure con il tatto’, era considerata una parte determinante dell’apprendistato plastico ed anatomico più raffinato. Questi insegnamenti risalgono addirittura alla scuola di apprendimento dal vero, attraverso forme di analisi non solo visiva, che ascendono al  grande Leonardo da Vinci. Il rapporto fra anatomia e scultura, praticato ad occhi chiusi o bendati, consente una conoscenza più intima, più approfondita, tattile, ed al tempo stesso  immaginifica ed analitica, di quella semplicemente visiva. Lo sguardo resta, per forza di cose, esterno alla realtà di qualcosa che sta sotto pelle e che – in epoche antecedenti ai raggi X - era raramente e difficilmente esplorabile dal vero.
Luigi Turati ha iniziato a scolpire sostanzialmente da autodidatta, aiutato anche da qualche ‘piccolo colpo di fortuna’, come dice lui. Il vero movente del suo lavoro creativo è stata sempre una grande passione - il che è probabilmente anche all’origine degli incontri fortunati che gli hanno facilitato il percorso. Il primo materiale che ha usato è stata la terracotta, seguita a ruota, dal 1992, dalla pietra tenera. Si tratta di materiali duttili, cedevoli al tatto, che si adattano alle pressioni e alla registrazione immediata delle emozioni della mano. Con questi, egli ha creato forme fra il figurativo e l’astratto, evocative di apparizioni naturali. Sperimentando si è poi addentrato nell’esplorazione di nuovi materiali, all’inizio soprattutto il legno. Ha realizzato opere con molti legni, sia duttili che duri e resistenti. Fra questi il legno di ulivo, con il quale ha sviluppato dialoghi intensi.
La mano e lo sguardo hanno imparato ad intersecarsi in sinfonie che riescono ad intrecciare due percorsi: da un lato vi è il dialogo del materiale, di cui lo scultore  segue le vene e i suggerimenti dettati dallo sviluppo intrinseco della materia che la natura si è scavato in questi tronchi nel corso degli anni. Dall’altro, vi è l’intersecarsi delle forme plastiche che Turati ha tratto da questi masselli di legno di ulivo. Esse sono di grande originalità poiché - dopo che abbiamo seguito queste figure dotate di plasticità e di  contorni riconoscibili attraverso i loro intrecci con la materia viva del legno - scopriamo che in esse vi è un’altra dimensione. Esse vanno lette anche in negativo, e cioè nelle parti vuote, vale a dire proprio in ciò che non si vede. La forma piena, la figura, suggerisce lo spazio che la circonda – ma che materialmente NON C’E’. Vi è però l’evocazione di questi spazi, un tipo di richiamo che forse non vale per chiunque, ma che diventa bello ed importante da leggere e seguire per chi ha imparato a guardare e a creare con  gesti impalpabili, con le mani, e con la duttilità dei polpastrelli. Negli ultimi tempi Luigi Turati lavora anche con materiali nuovi di sua invenzione, sensibili alla patina, all’ossidazione e ai colpi di luce. Attraverso di essi egli richiama l’idea del germoglio, della natura germinante. Il gioco delle forme rimane sempre quello della integrazione fra gli aspetti plastici, visibili, e di quelli tattili impalpabili – ed apparentemente invisibili. Il ‘problema’ di queste forme -  per noi un’aggiunta di originalità -  sta anche in questo: anche noi dobbiamo imparare o reimparare a guardarle. Per capirle e gustarle, gli schermi televisivi non servono; bisogna stare loro molto molto vicino, ed imparare a toccarle (sia pure solo con la vista).
E’ così che impariamo ad esercitare la nostra libertà di immaginazione, apprendendo a guardare con le mani. I nostri occhi non bastano più. Dobbiamo imparare ad osservare nel silenzio del tutto tondo. Dobbiamo allenarci a sentire non solo gli spazi pieni, ma quelli apparentemente vuoti che la carezza del tatto sa evocare con precisione e finezza molto maggiori di quella della vista. Lo sguardo agisce a distanza, ma non conosce il sussurro della vicinanza e le carezze dei polpastrelli.
Come dice Turati: ‘ciò che è giusto per il tatto va bene anche per la vista’.
E’ così che si pratica e si impara la libertà di guardare con le mani.
Daniela Palazzoli

Note Biografiche

Luigi Turati è nato a Milano nel 1955.
Non ha fatto studi specifici legati all'arte. Ha dedicato gran parte del suo tempo alla ricerca figurativa e alla sua formazione personale.
Nel 1990 ha iniziato una nuova ricerca insieme a due artisti lombardi, per poi proseguire da  solo in questa direzione. L’obiettivo era di riportare immagini mentali in evoluzione o in movimento trasferendole in una forma ferma e ben definita.
Nel 1983 espone per la prima volta a Milano, alla galleria Mioccio.
In seguito presenta il suo lavoro di ricerca in mostre collettive e personali fra cui nel 1987 alla Terrazza Cortina, di Cortina d'Ampezzo. Queste esposizioni lo aiutano a proseguire nel difficile campo della scultura e lo spronano sempre più, grazie  alla sua fantasia.
Nel 1998 ha una personale a Giussano alla galleria L'Arlecchino. Nel 1989 e 1990 partecipa a due collettive allestite dal Comune di Milano al quartiere di zona 13 dal titolo “prima e dopo il muro”. Ha esposto alcune opere al premio Braille a Bologna nell'ottobre 1994 e a Napoli nel Teatro S.Carlo nel 1995.
Sempre nel 1995 nella Basilica di S.Ambrogio a Milano espone al museo dell’antico Oratorio della passione, in una rassegna dal titolo “Arte come luce” di 30 scultori tra cui Pomodoro, Minguzzi, Bodini, Rosenthal.
Nel 1997 partecipa alla mostra “vedere con l'anima” promossa e organizzata dal Lions Regisole di Pavia.
Nel 1998 ha una personale a Caslino d'Erba patrocinata dalla Fondazione Gennari e dal Comune di Caslino.
Nel 2001 è a Erba (Como) con il patrocinio del Comune, nella Villa Comunale di Cravenna.
Nel gennaio 2002 ha una personale al museo d'Arte Moderna a Gazoldo degli Ippoliti patrocinata dal Rotary di Mantova.
L'Istituto dei Ciechi di Milano l'ha scelto come scultore a cui rivolgersi per l'allestimento di opere da consegnare in occasioni ufficiali.
Nel luglio 1997 una sua scultura è stata consegnata al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e ora si trova al Quirinale a Roma.
Nel 1997 un suo lavoro appositamente creato è donato al Cardinale Carlo Maria Martini a Milano. Nel dicembre dello stesso anno una scultura viene consegnata, sempre a Milano, al Provveditore agli studi della città.
Nel 1998 un suo bronzo viene donato a Gabriele Albertini, Sindaco di Milano.
Nel 2004 è a Milano alla galleria Ada Zunino, con nuove sculture “germogli” in bronzo dorato.
Nel maggio  dello stesso anno viene   allestita una mostra dal titolo “Albero della Vita” nella galleria Giotto di Vigevano
Nel giugno 2004 partecipa alla mostra tematica "Arbores et Herbae" presso la galleria Il Salotto di Como.
Luigi Turati vive e lavora a Milano.

 

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