Luigi Turati
Germoglio
bronzo - 2003 - altezza cm. 30
LUIGI TURATI E LA LIBERTA’ DI
GUARDARE CON LE MANI
Di questi tempi si discute molto sulla libertà dello sguardo. Viviamo
in un affollamento di immagini sconosciuto ad ogni epoca precedente
della nostra storia recente.
Come si può ancora creare si chiede qualcuno? Quali sono gli spazi
residui lasciati all’immaginazione e alla creatività individuali?
Ovviamente la creatività non finisce mai, e vi è sempre chi nell’ambito
della visione riesce a superare le barriere del conformismo, e ad
interpretare i bisogni e le realtà collettive, con una grinta ed una
libertà sconosciute ai più. Vi sono però anche strade alternative,
che cominciano a venire esplorate con speranza e assiduità sempre
maggiori. La più frequentata è la strada sonora: sono moltissimi gli
artisti visivi che oggi lavorano in affinità con la musica, e che
considerano le loro opere come creazioni audiovisive. L’odorato e
il tatto sono sensi più difficili da interpretare e da integrare con
finezza nei percorsi tradizionali delle arti visive. Entrambi fanno
parte della storia dei linguaggi dell’arte moderna, ed in particolare
dell’avanguardia Futurista che – cercando di rinnovare la tradizione
artistica in modo da renderla adeguata all’attualità del vivere –
ha mescolato i cinque sensi con tutti gli aspetti delle manifestazioni
artistiche. Questo ha contribuito a diffondere l’idea che questi incroci
e contaminazioni siano manifestazioni di dissacrazione e di trasgressione.
Di questi tempi tutto ciò non guasta. Non bisogna però dimenticare
che, per quello che riguarda il tatto, vi sono esempi famosi, anche
se abbastanza rari e non diffusissimi, di creazione artistica
che si è sviluppata grazie, non tanto al lavoro manuale, quanto alla
conoscenza e alla creazione realizzate attraverso le ‘proprie’ mani
( che non è la stessa cosa!). Nella grande tradizione
plastica del passato il fatto di imparare a ‘guardare con le mani’,
e a ‘modellare le figure con il tatto’, era considerata una parte
determinante dell’apprendistato plastico ed anatomico più raffinato.
Questi insegnamenti risalgono addirittura alla scuola di apprendimento
dal vero, attraverso forme di analisi non solo visiva, che ascendono
al grande Leonardo da Vinci. Il rapporto fra anatomia e scultura,
praticato ad occhi chiusi o bendati, consente una conoscenza più intima,
più approfondita, tattile, ed al tempo stesso immaginifica ed
analitica, di quella semplicemente visiva. Lo sguardo resta, per forza
di cose, esterno alla realtà di qualcosa che sta sotto pelle e che
– in epoche antecedenti ai raggi X - era raramente e difficilmente
esplorabile dal vero.
Luigi Turati ha iniziato a scolpire sostanzialmente da autodidatta,
aiutato anche da qualche ‘piccolo colpo di fortuna’, come dice lui.
Il vero movente del suo lavoro creativo è stata sempre una grande
passione - il che è probabilmente anche all’origine degli incontri
fortunati che gli hanno facilitato il percorso. Il primo materiale
che ha usato è stata la terracotta, seguita a ruota, dal 1992, dalla
pietra tenera. Si tratta di materiali duttili, cedevoli al tatto,
che si adattano alle pressioni e alla registrazione immediata delle
emozioni della mano. Con questi, egli ha creato forme fra il figurativo
e l’astratto, evocative di apparizioni naturali. Sperimentando si
è poi addentrato nell’esplorazione di nuovi materiali, all’inizio
soprattutto il legno. Ha realizzato opere con molti legni, sia duttili
che duri e resistenti. Fra questi il legno di ulivo, con il quale
ha sviluppato dialoghi intensi.
La mano e lo sguardo hanno imparato ad intersecarsi in sinfonie che
riescono ad intrecciare due percorsi: da un lato vi è il dialogo del
materiale, di cui lo scultore segue le vene e i suggerimenti
dettati dallo sviluppo intrinseco della materia che la natura si è
scavato in questi tronchi nel corso degli anni. Dall’altro, vi è l’intersecarsi
delle forme plastiche che Turati ha tratto da questi masselli di legno
di ulivo. Esse sono di grande originalità poiché - dopo che abbiamo
seguito queste figure dotate di plasticità e di contorni riconoscibili
attraverso i loro intrecci con la materia viva del legno - scopriamo
che in esse vi è un’altra dimensione. Esse vanno lette anche in negativo,
e cioè nelle parti vuote, vale a dire proprio in ciò che non si vede.
La forma piena, la figura, suggerisce lo spazio che la circonda –
ma che materialmente NON C’E’. Vi è però l’evocazione di questi spazi,
un tipo di richiamo che forse non vale per chiunque, ma che diventa
bello ed importante da leggere e seguire per chi ha imparato a guardare
e a creare con gesti impalpabili, con le mani, e con la duttilità
dei polpastrelli. Negli ultimi tempi Luigi Turati lavora anche con
materiali nuovi di sua invenzione, sensibili alla patina, all’ossidazione
e ai colpi di luce. Attraverso di essi egli richiama l’idea del germoglio,
della natura germinante. Il gioco delle forme rimane sempre quello
della integrazione fra gli aspetti plastici, visibili, e di quelli
tattili impalpabili – ed apparentemente invisibili. Il ‘problema’
di queste forme - per noi un’aggiunta di originalità -
sta anche in questo: anche noi dobbiamo imparare o reimparare a guardarle.
Per capirle e gustarle, gli schermi televisivi non servono; bisogna
stare loro molto molto vicino, ed imparare a toccarle (sia pure solo
con la vista).
E’ così che impariamo ad esercitare la nostra libertà di immaginazione,
apprendendo a guardare con le mani. I nostri occhi non bastano più.
Dobbiamo imparare ad osservare nel silenzio del tutto tondo. Dobbiamo
allenarci a sentire non solo gli spazi pieni, ma quelli apparentemente
vuoti che la carezza del tatto sa evocare con precisione e finezza
molto maggiori di quella della vista. Lo sguardo agisce a distanza,
ma non conosce il sussurro della vicinanza e le carezze dei polpastrelli.
Come dice Turati: ‘ciò che è giusto per il tatto va bene anche per
la vista’.
E’ così che si pratica e si impara la libertà di guardare con le mani.
Daniela Palazzoli
Note Biografiche
Luigi
Turati è nato a Milano nel 1955.
Non ha fatto studi specifici legati all'arte. Ha dedicato gran parte
del suo tempo alla ricerca figurativa e alla sua formazione personale.
Nel 1990 ha iniziato una nuova ricerca insieme a due artisti lombardi,
per poi proseguire da solo in questa direzione. L’obiettivo era di
riportare immagini mentali in evoluzione o in movimento trasferendole
in una forma ferma e ben definita.
Nel 1983 espone per la prima volta a Milano, alla galleria Mioccio.
In seguito presenta il suo lavoro di ricerca in mostre collettive
e personali fra cui nel 1987 alla Terrazza Cortina, di Cortina d'Ampezzo.
Queste esposizioni lo aiutano a proseguire nel difficile campo della
scultura e lo spronano sempre più, grazie alla sua fantasia.
Nel 1998 ha una personale a Giussano alla galleria L'Arlecchino. Nel
1989 e 1990 partecipa a due collettive allestite dal Comune di Milano
al quartiere di zona 13 dal titolo “prima e dopo il muro”. Ha esposto
alcune opere al premio Braille a Bologna nell'ottobre 1994 e a Napoli
nel Teatro S.Carlo nel 1995.
Sempre nel 1995 nella Basilica di S.Ambrogio a Milano espone al museo
dell’antico Oratorio della passione, in una rassegna dal titolo “Arte
come luce” di 30 scultori tra cui Pomodoro, Minguzzi, Bodini, Rosenthal.
Nel 1997 partecipa alla mostra “vedere con l'anima” promossa e organizzata
dal Lions Regisole di Pavia.
Nel 1998 ha una personale a Caslino d'Erba patrocinata dalla Fondazione
Gennari e dal Comune di Caslino.
Nel 2001 è a Erba (Como) con il patrocinio del Comune, nella Villa
Comunale di Cravenna.
Nel gennaio 2002 ha una personale al museo d'Arte Moderna a Gazoldo
degli Ippoliti patrocinata dal Rotary di Mantova.
L'Istituto dei Ciechi di Milano l'ha scelto come scultore a cui rivolgersi
per l'allestimento di opere da consegnare in occasioni ufficiali.
Nel luglio 1997 una sua scultura è stata consegnata al Presidente
della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e ora si trova al Quirinale
a Roma.
Nel 1997 un suo lavoro appositamente creato è donato al Cardinale
Carlo Maria Martini a Milano. Nel dicembre dello stesso anno una scultura
viene consegnata, sempre a Milano, al Provveditore agli studi della
città.
Nel 1998 un suo bronzo viene donato a Gabriele Albertini, Sindaco
di Milano.
Nel 2004 è a Milano alla galleria Ada Zunino, con nuove sculture “germogli”
in bronzo dorato.
Nel maggio dello stesso anno viene allestita una mostra dal titolo
“Albero della Vita” nella galleria Giotto di Vigevano
Nel giugno 2004 partecipa alla mostra tematica "Arbores et Herbae"
presso la galleria Il Salotto di Como.
Luigi Turati vive e lavora a Milano.