Urano Palma
Non dialogo
legno - 1976 - altezza cm. 23
Da dove viene Urano PALMA?
Chissà. Potrebbe essere un finto marziano o un contadino del
Medioevo. Il suo modo di agire, di pensare, di
comportarsi è fuori tempo. Qualcosa in lui si sarà fermato all'inizio
nella proiezione dinamica della nostra modernità. Lo vedo
un po' come un operaio che sta uscendo dal cantiere della "città che
sale" di BOCCIONI. Sì, fa forse parte di questa umanità ricca di esplosioni
generose quando si lottava per
un po' più di dignità nel lavoro e quando gli operai avevano
ancora conservato il cappello di feltro prima che adottassero il berretto
come emblema ideologico.
Eccolo davanti a me pienodi bel vino e
di dolce follia: con il suo modo di vestire disinvolto e leggermente
anacronistico. La sua mente è una foresta di progetti tutti più o
meno legati ad un senso di profonda sintonia con la terra.
La sua cascina è la sua tana, il suo
covo ed anche il suo laboratorio; è una fattoria insieme ad una fabbrica:
la fattoria dei sogni, la fabbrica delle sculture. Queste sculture
insensate e favolose, vegetali, minerali, metalliche.
Quante sedie, quanti banchi, quanti tavoloni con la
pelle rugosa dei vecchi tronchi d'albero o delle
lamiere arrugginite. La sedia sarà forse il simbolo centrale
di questo universo profondamente legato alla geologia profonda
delle forze atomiche dell'energia terrestre. La sedia è base , forza
portante e anche monumento, sfogo esistenziale.
Le sedie di Urano Palma sono torre, castello, grandi
depositi di passato, però lo portano bene,
sono robuste, nervose, vitali. Sembrano dei viandanti sempre
pronti a compiere qualche gesto di sfida o di bravura.
La
testa e il cuore uniti insieme saranno proprio depositati nel loro
sedere potente, sono delle miniere di energia, vere bombe artigianali.
Tutta l'opera di Urano Palma riflette questa tensione esistenziale.
La filosofia vitalista dell'artista dà alla sua produzione la dimensione
di frammenti esistenziali di un universo elementare in continuo progresso.
Un operato senza fine assunto al massimo livello di amore frenetico
per la vita. Questa gente si fa rara oggi, all'epoca dei codici fiscali
e delle carte di credito.
Pierre Restany
Milano, 8 settembre 1992
Urano Palma nasce a Genova nel 1936.
Vagando in varie città italiane, con un orecchio teso verso le avanguardie
artistiche, si stabilisce a Milano, dove ha la possibilità di
conoscere grandi artisti tra cui Lucio Fontana, grazie al quale ha
la possibilità di dedicarsi completamente alla ricerca artistica.
Nel 1962, Cardazzo noto gallerista d'arte s'interessa ai suoi lavori,
dandogli la possibilità di fare la sua prima mostra personale
alla galleria " il cavallino" di Venezia. In trentotto anni di carriera,
Urano Palma, ha realizzato mostre in Germania (Ulm, Monaco, Dusseldorf)
in Francia, Spagna, Stati Uniti e recentemente in Corea, dove
venne scelto, insieme ad altri otto scultori, per rappresentare l'Italia
in occasione delle olimpiadi di Seoul, con un'opera in ghisa, che
si trova attualmente al Museo Permanente di Arte Contemporanea.
Sempre in Corea e precisamente a Pusan, ha appena terminato un'opera
in bronzo alta otto metri, realizzata in occasione della Mostra
Internazionale d'Arte organizzata dal governo Coreano. Urano Palma,
dal 1960, si occupa anche di design. Realizza mobili scultura, utilizzando
vari materiali : legno, pietra, bronzo, cristallo e alluminio.Il suo
approccio alla pittura ed alle arti visuali proviene da varie esperienze
nel settore della grafica pubblicitaria. Incomincia a dipingere verso
il 1956, postulando intuitivamente l'inquinarsi
atmosferico, raffigura alberi rinsecchiti (nell'albero è ravvisabile
la predilizione per il legno, elemento che predominerà nella sua produzione
dal 1970 in poi). Dal 1963 al 1966 effettua esperimenti con materie
plastiche ed elastomeri, in particolare con lastre di sicodur trasparente
armato con cui elabora fra l'altro, una serie di gabbie con intenti
fortemente polemici. Dal 1966 al 1968 svolge ricerche optical
nel tentativo sottilmente ironico di demitizzare gli idoli tecnologici;
come materiali usa il vetro, il panifor e il frassino. Esperimenta
inoltre due tematiche: "ritmi musicali" e "città" da cui in seguito
trarrà spunti per attuazioni nel campo del design. Nel 1968 le sue
ricerche sboccano nelle "visuali tecnologiche" assi che manipola dapprima
intervenendo con il colore e poi, intorno al 1970, lavorandole direttamente
con fresature ad intaglio. <<Le sue visuali tecnologiche, pannelli
di legno organizzati in strutture rigorosamente orizzontali e verticali
e sul contrappunto di pieni e di vuoti, si presentano come "metafore"
di strumenti di ricognizione e registrazione tecnica (schede perforate,
pannelli di comandi ecc. ma, nello stesso tempo, sono il risultato
di una processualità operativa volutamente artigianale di un intervento
che lascia un largo margine alla casualità, all'invenzione del momento.
Così le sue lunghe assi di legno, lavorate con pazienza ossessiva,
presentano una struttura iterativa e apparentemente seriale, in realtà
costituiscono sculture o oggetti-emblemi, attrezzi d'una sorta di
ritualità magica, dal forte sapore arcaico>> (Filiberto Menna).
Parallelemente alle "visuali tecnologiche" sviluppa strutture tridimensionali,
oggetti afunzionali; adotta costantemente il legno "pover" (che ritiene
il più idoneo per multiformi impieghi) e lo dilania con perforazioni.
Siamo al suo lavoro attuale, il quale <<principia da una ipotesi
di design di motivazione industriale o, se si preferisce di matrice
bauhaus e approda alla sua negazione che si esprime non soltanto in
una polemica antifunzionale, ma distrugge il lessico di pulizia, di
levigatezza, di eleganza scontata, introducendo devianze e corruzioni
che, aldilà dell'intendimento polemico, situano un linguaggio di classificazione
incerta tra il dileggio e la parodia>> (Dino Gavina). Nel 1969
Palma riprendendo il tema dell'albero, ne trivellava i tronchi inanimati.
Oggi <<dal bozzettone passo al tarlo che corrode>>,
spiega : ed espone opere con tarli veri, <<quelli cioè in grado
di effettuare un'operazione biodegradabile>>.....<<presa
di coscenza di una realtà certamente amara, anche alienante, ma che
costituisce l'involucro mistificante della nostra esistenza
quotidiana >> (Gian Pacher).
L'infierire tarlandoli, su oggetti quotidiani archetipi di base antropologica
(scranno, desco) può riproporre il gesto dada o commistioni
surreali come rifiuto al convezionalismo. Ma Urano Palma pur minando
in senso apocalittico l'oggetto, lo emblemizza in senso critico rendendo
l'opera significante il verbo negativo di un'etica sociale.
Urano Palma Junior
Per chi vuole saperne di più su Urano Palma:
http://www.uranopalma.it