Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c 22100 Como
ANIMA-LI

mostra tematica interdisciplinare
21 febbraio al 1 aprile 2004

Orientarsi e volare in cielo

La posizione delle costellazioni e quindi delle stelle che le compongono è molto importante per la determinazione della posizione in cui il navigante, o chi voglia orientarsi, si trovi. Tuttavia vi sono alcune costellazioni che meritano un cenno più approfondito per le particolarità che presentano. I gruppi di stelle che maggiormente aiutano il lupo di mare, ma anche chiunque sulla terraferma stia cercando di orientarsi, sono l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore, in quanto fissano la posizione del polo nord celeste. Volgendo lo sguardo in quella direzione, non sarà difficile scorgere un gruppo di sette astri dalla caratteristica forma a "mestolo": sono le stelle principali dell'Orsa Maggiore e che formano il Grande Carro. Se prendiamo come riferimento i due astri che formano la parte posteriore del carro e prolunghiamo per cinque volte verso settentrione la distanza che le separa, incontreremo una stella solitaria: la stella Polare, che segna quasi esattamente il citato polo nord celeste, che si discosta da essa di poco meno di un grado, distanza che diminuirà, a causa dello spostamento dell'asse di rotazione terrestre, fino alla fine del 21 secolo, per poi aumentare sempre più. Il metodo per "scovare" la Polare è molto semplice ed è altresì utilizzabile per muoversi fra le diverse costellazioni; sarà sufficiente, in ognuna delle quattro diverse stagioni dell'anno, avere un gruppo di stelle come riferimento e da questo, mediante l'uso di opportuni allineamenti (che possono essere facilitati dall'uso di strumenti quali squadre e compassi), rinvenire sulle mappe celesti e poi, naturalmente, in cielo le altre costellazioni che "popolano" il nostro firmamento. Passiamo ora ai gruppi di stelle di riferimento: durante la primavera, sarà preferibile usare la già citata Orsa Maggiore, costellazione circumpolare e, quindi, visibile in tutte le stagioni dell'anno, ma che durante la primavera assume la posizione più alta nel firmamento. Nei mesi estivi, si farà riferimento al "triangolo estivo", formato dalle stelle più luminose delle costellazioni della Lira, del Cigno e dell'Aquila; da questo triangolo non sarà difficile giungere agli altri gruppi di stelle. Giungendo all'autunno, il punto di partenza sarà rappresentato da Pegaso, costellazione la cui porzione principale è formata da un ampio quadrilatero. Concludendo il nostro "tour stellare", eccoci alle gelide notti invernali, durante le quali brillano alti nel cielo gli astri di Orione, dalla caratteristica forma. Vale la pena, prima di proseguire nella nostra "passeggiata celeste" di fornire un'indispensabile precisazione: quando ci riferiamo al cielo estivo, autunnale e così via, ci riferiamo a un orario standard, ossia le prime ore della notte, sino a mezzanotte circa. Poi il movimento di rotazione del nostro pianeta farà apparire, alte nel firmamento, le costellazioni della stagione successiva, "guidando" la notte e gli osservatori verso l'alba. Terminata la ricerca delle costellazioni che aiutano ad orientarsi alle nostre latitudini, sarà opportuno dare un'occhiata al di sotto dell'equatore. Le righe che seguiranno, potranno infatti costituire un'utilissima guida per chi avesse l'occasione di compiere un viaggio "nei mari del sud". Chi volesse orientarsi, usando le stelle in quelle terre lontane, dovrà anzitutto iniziare a cercare il polo celeste facendo riferimento al punto cardinale Sud. Ciò ci porta però ad affrontare uno spinoso problema in cui gli osservatori australi si imbattono ogni notte e che diverrà grave soprattutto per l'osservazione telescopica, dove è necessario mettere in stazione gli strumenti. Infatti non esiste nel cielo australe una stella brillante che segnali il polo celeste, come succede nell'emisfero nord con la stella alfa dell'Orsa Minore. Per raggiungere questo famigerato punto della volta celeste, nei pressi del quale brilla la stella sigma della costellazione dell'Ottante di magnitudine 5.8 e quindi di difficilissima osservazione ad occhio nudo, si dovrà usare il seguente procedimento: dapprima individuare la costellazione circumpolare australe chiamata Croce del Sud, formata da quattro bellissime e luminose stelle facilmente rintracciabili, anche per la loro forma peculiare che disegna in cielo una piccola ma brillantissima croce. Rintracciato questo asterismo, si dovranno prendere le stelle gamma ed alfa e prolungare di 27° e mezzo verso sud la linea che le congiunge, partendo dalla stella alfa; così facendo si giungerà al polo sud celeste. Per quanto riguarda i gruppi di stelle di riferimento nelle diverse stagioni, l'osservatore australe si servirà, del Sagittario in primavera, della Nave di Argo (nelle tre parti in cui è stata smembrata, Carena, Vela e Poppa) nei mesi estivi, del Centauro nei mesi autunnali ed infine dello Scorpione in inverno (ricordate che le stagioni nell'emisfero Sud sono diametralmente opposte alle nostre, quindi a dicembre vi è il solstizio estivo, a marzo l'equinozio d'autunno e così via). Vale la pena di ricordare che le costellazioni visibili in entrambi gli emisferi (come i citati Scorpione e Sagittario), si mostreranno all'osservatore australe inclinati, per via della latitudine, in maniera sempre più evidente mano a mano che ci sposteremo dall'equatore verso il Polo Sud. Sinora abbiamo detto come si orientano gli uomini mediante le stelle, ma viene spontaneo chiedersi se non usino gli astri del firmamento, per lo stesso scopo, anche altre creature viventi. Particolarmente interessanti sono gli studi effettuati, negli anni 60, dall'ornitologo tedesco Gustav Kramer; egli dimostrò che per volare, durante il giorno, gli uccelli si basavano sulla posizione del Sole nella volta celeste. Infatti, studiando gli stormi di volatili che aveva posto in una gabbia circolare molto particolare, che presentava sei finestre rivolte verso una particolare zona del cielo, notò il seguente comportamento: con l'approssimarsi del periodo migratorio, gli uccelli si appollaiavano verso la direzione che avrebbero preso se avessero potuto migrare, ossia a nord-ovest in primavera ed a sud-ovest in autunno. Dopo questi primi risultati, decise di provare le sue teorie tentando di ingannare i volatili della gabbia, "spostando il Sole" e sistemò fuori dalla gabbia degli specchi regolabili. Così facendo, la luce solare veniva riflessa nella gabbia con differenti angolazioni e gli uccelli si adeguarono ad essa, orientandosi secondo la nuova posizione dell'astro. Quando il Sole mancava, nei giorni nuvolosi, gli uccelli non riuscivano a prendere la giusta posizione. Questi importantissimi risultati però non tenevano debitamente conto di un importante fattore, ossia che il Sole non rimane fisso in cielo, durante il giorno, ed inoltre che esso non si trova nel medesimo posto in giorni differenti. Allora Kramer decise di portare avanti un altro esperimento e mise i suoi uccelli in un'altra gabbia di forma circolare, all'interno della quale pose vari piattini pieni di cibo. Successivamente, insegnò loro ad individuare il piattino posto nella medesima direzione in cui si trovava il Sole, che splendeva fuori dalla gabbia. Questa azione veniva compiuta ogni giorno ad un orario fisso e quando gli uccelli si furono perfettamente "allenati", l'ornitologo tentò l'esperimento ad un'ora differente. I volatili però non si fecero ingannare e si diressero verso il piatto giusto, dimostrando così di essere in grado di compensare la differente angolazione dei raggi solari. Questi studi aiutarono a capire il volo diurno degli uccelli ma non forniscono aiuto riguardo ai voli notturni che molte specie compiono, durante le loro lunghissime migrazioni. Del volo notturno si occupò un altro ornitologo tedesco: E.F.G. Sauer che dapprima suggerì e poi dimostrò la teoria secondo la quale i migratori si orientano con le costellazioni. Lo studioso tedesco usò per i suoi studi una gabbia di forma rotonda e chiusa in alto da una volta in plexiglas trasparente che consentiva agli uccelli, rinchiusi al suo interno, di scorgere la volta stellata. Con questo esperimento scoprì che i volatili si orientavano in base alle stelle e che quando una nuvola le copriva, essi mostravano di essere confusi. Alcuni mesi dopo, Sauer portò i suoi pennuti nel planetario della Scuola Marina di Brema e li pose di fronte al cielo artificiale di quella volta, all'interno della quale la gabbia fu posta in modo che solo questa potesse essere visibile, poiché la visione delle restanti parti del planetario avrebbero potuto rendere meno verosimile ed efficace l'esperimento. Anche in questa occasione gli uccelli basarono il loro orientamento sulle stelle e lo modificarono quando le costellazioni di quel firmamento artificiale vennero spostate. Questa interessante ed affascinante digressione sul volo degli uccelli, potrebbe avere degli interessanti sviluppi per chi volesse interessarsi in maniera più fattiva all'argomento, poiché sul Monte Barro, che si trova nel comune di Galbiate a pochi chilometri da Lecco, si trova un osservatorio ornitologico conosciuto in tutto il mondo. Quasi a sottolineare lo stretto collegamento fra ornitologia ed astronomia l'Unione Astrofili Bresciani (da anni impegnata sul fronte dell'inquinamento luminoso), in collaborazione con la nota associazione ambientalista internazionale Greenpeace, ha dichiarato la zona del Monte Barro parco astronomico, unitamente ad altre nove siti della penisola italiana: il Parco del Gigante (Reggio Emilia), il Parco Naturale dell'Alto Garda Bresciano, il Parco Naturale di Cortina d'Ampezzo, del Pollino, del Conero, dello Stelvio, delle Alpi Apuane, dei monti Sibillini e Lessini. Secondo i due enti, i dieci luoghi citati presentano caratteristiche che li rendono meritevoli di tutela contro l'inquinamento luminoso, che impedisce sempre più all'occhio umano di alzare lo sguardo alla volta celeste. Il rapporto fra astronomia e volo può però essere fonte di un altro interessante spunto: se guardiamo, su un atlante o un libro, l'elenco delle costellazioni vedremo quante siano legate al volo. Se tutti i personaggi della mitologia greca, associati a qualche gruppo di astri, volarono in cielo, dopo l'impresa che li rese immortali, alcuni di loro ancora "volano" fra gli spazi siderali: il Cigno, il Corvo e l'Aquila, per quanto riguarda le costellazioni greco-mesopotamiche, alle quali ne possono essere aggiunte due: la Lira, nella quale veniva visto non solo lo strumento del musico Orfeo, ma anche un avvoltoio planante e Pegaso che, pur essendo un equino, era dotato di due grandi ali che gli consentivano di spiccare il volo. Il nostro viaggio tuttavia non si ferma qui, poiché anche gli astronomi che seguirono le gesta dei loro antenati Greci, nel disegnare in cielo nuove costellazioni, scorsero altri pennuti: nel cielo boreale l'astronomo polacco Johan Hevel (latinizzato in Hevelius) notò, nella Via Lattea nei pressi del Cigno, la sagoma della Volpetta, che chiamò anche la Volpetta con l'Oca, mentre Royer vide la Colomba di Noè (costellazione in cui, fra l'altro, si trova una stella dedicata al nostro illustre concittadino Alessandro Volta). Bayer, da parte sua, individuò la Gru, la Fenice (il mitico uccello risorto dalle proprie ceneri), il Pavone, il Tucano e l'Uccello del Paradiso; a queste aggiunse due creature volanti un po' particolari, in quanto non sono uccelli: la Mosca ed il Pesce Volante. Vale ancora la pena di citare due gruppi di costellazioni aventi affinità con l'argomento trattato nell'articolo; al primo gruppo appartengono le costellazioni che riproducono in cielo strumenti essenziali per la navigazione e l'orientamento: nell'emisfero boreale Hevelius pose, nei pressi dell'Idra Femmina, il Sestante, mentre l'astronomo francese La Caille individuò nell'emisfero australe la Bussola, il Compasso, la Squadra e l'Ottante, costellazione in cui, ricordiamo ancora, si trova il Polo Sud Celeste; il secondo blocco di asterismi è invece costituito dai gruppi di stelle orami caduti in desuetudine: fra essi troviamo la Mongolfiera, che nel 1801 Bode pose in cielo, nella zona posta a Sud dell'Acquario e del Capricorno, su suggerimento di Lalande per celebrare i fratelli Mongolfier, pionieri del volo, e la Mosca Boreale individuata da Habrecht nei pressi della costellazione zodiacale dell'Ariete, che Bartschius (genero di Keplero e "inventore" dell'Unicorno) dapprima trasformò nella Vespa, poi ci ripensò e la fece diventare un'Ape. Prima di concludere "voliamo" fra gli oggetti del profondo cielo: nello Scorpione incontriamo l'ammasso aperto M 6 detto "ammasso farfalla", mentre nello Scudo di Sobiesky ci si imbatte nello splendido ammasso aperto M 11, conosciuto come "ammasso volo d'anatre". Spostandosi nella costellazione del Serpente, ecco comparire M 16 ammasso aperto con nebulosità, conosciuto come "nebulosa aquila". Un salto nel Cigno e si incontra la nebulosa diffusa "Pellicano", mentre passando nel Toro ci si imbatte nelle splendide Pleiadi, ammasso aperto conosciuto anche come "la Colomba", "la Colomba sulla roccia" e "la Chioccia coi pulcini"; se invece ci avviciniamo al polo nord celeste, ci viene incontro la nebulosa planetaria M 97, detta "nebulosa civetta".

Luigi Viazzo


Luigi Viazzo, nato a Vercelli, risiede da diciotto anni a Como.
Appassionato di astronomia sin dall'epoca delle scuole elementari, collabora con varie case editrici. Tra i suoi argomenti preferiti astronautica, mitologia e cartografia celeste, storia dell'astronomia. A livello osservativo predilige Luna e pianeti. E' socio e segretario del Gruppo Astrofili Lariani di Como.
Ha scritto e tradotto (dall'inglese) complessivamente dieci libri di argomento astronautico, astronomico e mitologico, alcuni dei quali pubblicati in lingua francese e spagnola.
Si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Milano nel 1993 con tesi in filosofia del diritto su Kant.
Giornalista pubblicista dal 2000 collabora con riviste scientifiche e di astronomia (La Macchina del Tempo e Coelum) e con la Casa Editrice Drioli che si occupa di astronomia e biologia marina.

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