Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c 22100 Como
ANIMA-LI

mostra tematica interdisciplinare
21 febbraio al 1 aprile 2004

 

Marcello Sèstito e Antonella Pavia
Museo dell'elefante
Fort of Ramngar - Benares
progetto - 1998
altezza del modello cm. 20


Ramlila's Museum o Museo dell'Elefante
Per il Mahraja di Benares, Forte di Ramnagar, India, 1998

Le gesta e le avventure di Ram hanno costituito un'epopea cantata e descritta dal poeta Valmiki che le celebra in cinquantamila versi del suo Ramaiana. Tanti sono questi che compongono uno dei testi fondamentali dell'India e della sua storia religiosa. Il Ram raffigurato nei dipinti, nelle scene sacre o scolpito nelle architetture che punteggiano il territorio indiano, è celebrato soprattutto in Benares, l'attuale Varanasi. Nel mese di ottobre iniziano le manifestazioni in suo onore e a queste si associano famose rappresentazioni teatrali che ne rievocano l'evento.
Manca però, a tutt'oggi, un luogo, un'architettura che possa contenere nel suo interno i materiali della storia locale o di quella cultura materiale che ne definisce i contorni fisici e sociali. Un museo, insomma, capace di ospitare le sue gesta, ormai divenute scene della vita materiale. Accanto ad esso si è pensato di celebrare un'altra figura importante della mitologia indiana, il Ganga Elephanta, il dio del fiume Gange, colui il quale fonda il destino religioso dell'intera India nei suoi tratti più profondi. E' nato quasi spontaneo allora pensare un Museo dell'Elefante che avesse come intento l'idea di conservare traccia duratura del Ram e della sua evocazione nel Ramlila. Il progetto si è configurato subito come un grande cubo di 40 metri di lato, sezionato perfettamente sull'asse di simmetria e con le due parti leggermente divaricate. All'interno dei due volumi il corpo dell'elefante viene sezionato in due parti anch'esse simmetriche. Una grande scultura raffigurante il pachiderma offre le sue membra interne come volesse svelare un segreto. La parete che fa da sfondo alla figura gigante è lavorata in ferro traforato e su di essa saranno scritti, con figure metalliche, i versi del Ramaiana, ben visibili dall'esterno. I corpi separati del cubo, attraversati da rampe di collegamento ai vari livelli, accolgono nell'interno un bacino d'acqua a forma triangolare. E' come se il Gange si fosse insinuato all'interno del museo determinandone la frattura. Nel bacino d'acqua perimetrato con un sistema di scalinate, simili ai Ghat di Benares, si ergerà la statua raffigurante il Ram.
Nei locali dei due blocchi del museo, verrà illustrata, attraverso una sistematica raccolta iconografica, in uno la figura dell'elefante e nell'altro quella del Ram.
La storia dell'elefante e del suo valore religioso investe pure la cultura occidentale, ed alcune sale del museo potranno contenere materiale riferito a tale tematica. Ci vengono in mente altri elefanti, la cui rappresentazione è stata direttamente influenzata dalla cultura indiana: il caso dell'elefante che campeggia nel Sacro Bosco di Bomarzo, voluto dagli Ursini è emblematico. Né vanno dimenticati l'elefante del Bernini o il Liotro di Catania, l'elefante affrescato da Giulio Romano a Mantova o quello schizzato da Rembrandt. Dall'uso che ne fece Annibale, lasciandoci una vasta iconografia, ad oggi, il materiale da ricomporre è vasto e affascinante. Spiegherebbe per tramite della figura del pachiderma, alcune contaminazioni tra oriente e occidente, finalmente riconciliate in un luogo deputato.
Il Museo dell'Elefante, allora, come sommatoria dei materiali disponibili ma anche come scrigno capace di proteggere l'ideale religioso indiano.

 

Marcello Séstito e Antonella Pavia
(con la collaborazione di Gina Bernardo, Giancarlo Fiamingo, Antonella Romagnolo, Giuseppe Tortorella)

 

Marcello Séstito nasce a Catanzaro Lido l'8 luglio 1956. Si laurea in architettura con Eugenio Battisti. Si forma progettualmente con Franco Purini e Alessandro Anselmi. È stato assistente di Pierre Restany e di Rodolfo Bonetto alla Domus Academy di Milano dove ha conseguito il Master in Car Design ed è invitato nella medesima scuola a collaborare più volte. Svolge attività professionale tra il Sud e il Nord d'Italia; è redattore di D'ARS dal 1986 e dal 1993 collabora alla rivista "Archis", con altri è autore del progetto editoriale della rivista internazionale di utopie "OZ". I suoi lavori sono stati pubblicati sulle maggiori riviste internazionali di settore. Ha tenuto conferenze in molti atenei italiani ed un corso sperimentale sulla "Architettura Nomi-nale", teorizzata nel lontano 1983, nell'Università di Reggio Calabria. I suoi interessi si muovono prevalentemente verso l'esplorazione di strutture mentali e aspetti precognitivi legati alla formulazione d'arte e di architettura.

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