Archivio Attivo Arte Contemporanea
http://www.caldarelli.it

Architetture da camera
opere di Clemente Tajana - poesie di Luigi Picchi

Architetture da camera
di: Michele Caldarelli


Conoscere le cose, questo ce lo insegna la mente razionale, ci conduce a destrutturarne la natura/corpo, come quando da piccoli, desiderosi di penetrare il mondo degli adulti, ne smontavamo i meccanismi; prima distruggendo i nostri stessi giocattoli, poi quant'altro capitasse a tiro. Conoscere noi stessi percorre una via del tutto simile, secondo la psicologia moderna e ugualmente motivano tutte le discipline scientifiche, scomponendo il corpo umano piuttosto che quello dell'universo. In modo analogo, l'architettura e ancor più l'ingegneria, dettano troppo spesso le regole dello studio dei materiali e del loro impiego. Nonostante tutta l'attuale potenzialità dell'high-tech, resta ancora del tutto faticoso abbandonare il modello progettuale fondato sulla gravità dei corpi... mentre sarebbe salutare ricordarci, con tutte le conseguenze del caso, di come la Terra, nostra genitrice, altro non sia che una navicella galleggiante nell'infinità del cosmo, recuperando, per fare un esempio paradigmatico, tutta la potenza del pensiero di R.Buckminster Fuller. Personaggio, questi, che quasi tutti conosciamo per la rivoluzionaria invenzione della cupola geodetica, piuttosto che per il fatto di essere stato chiamato ad Harvard come docente di poesia.
Vorrei a questo punto rivoluzionare, o meglio verificare/misurare con una piccola spedizione di antropologia affettiva lo spazio vitale di Clemente Tajana, quell'area domestica, singolare giardino cartesiano abitato dalle sue sculture (creature?)... architetture da camera. Alle tre direttrici canoniche di questo giardino/laboratorio, costituite dalle xyz della corporeità evidente, ne va aggiunta una quarta dalla doppia natura temporale: testimone del divenire quotidiano e dell'eternità del mito. L'invenzione plastica del disegno di Le Corbusier, l'intrigante gioco di qualche grillo gotico e il trasformismo vegetale barocco hanno trovato comune rifugio nella calma domestica di questo ingegnere convinto. Un ingegnere coerente e rigoroso quanto sognatore... capace di restituire al progetto plastico tutta l'energia del possibile, pur nel rispetto dei materiali e della natura degli oggetti. Tajana disassembla elementi comuni del paesaggio casalingo: perlopiù seggiole e sedili vari, riaccomodandone le membra secondo linee di forza inaspettate, rispettandone le sagome e intervenendo il minimo necessario per assecondarne le evidenti vocazioni zoomorfe da lui intraviste. Manipola la sostanza degli oggetti, accosta elementi eterogenei, recupera pure, sic et simpliciter, attaccapanni, attrezzi da cucina e da muratore, un bastone da passeggio o quant'altro in disuso trovi abbandonato. Ne articola le parti come in una danza elegante, sempre con mano gentile e intento liberatorio; non violenta la materia ma ne asseconda l'anima assopita.
Recupera ed evidenzia la natura delle ombre della sera, colte in tutta la loro transitorietà ed evanescenza proiettata sulle pareti, e la rende corporea realizzando sculture cariche di energia vitale. Mi è capitato per la prima volta di vederne alcune, affastellate fra le piante del suo terrazzo, come in un serraglio esotico e, forse suggestionato dal clima che ha provocato qualche inatteso cigolio, mi è sembrato quasi di udirne il chiacchiericcio.


Michele Caldarelli - ottobre 2003

Torna

Il Copyright © relativo ai testi e alle immagini appartiene ai relativi autori
per informazioni scrivete a miccal@caldarelli.it