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Ondivaga come le onde del "suo mare"...

Ondivaga come le onde del "suo mare", ritmata su temi ricorrenti ma sempre nuovi, la ricerca di Gloria Persiani si distingue per la coerenza d'ispirazione che dagli anni settanta si è sempre mossa sul tema del "divenire", espresso ora nelle linee vibranti e danzanti delle prime pitture, ora nelle installazioni mobili degli anni ottanta che si librano nello spazio in una continua metamorfosi di colori, di materie, di suoni.
Una ricerca che nell'uso di sempre nuovi materiali, dalle resine sintetiche all'alluminio, al plexiglas, significa non solo attenzione alla moderna tecnologia ma anche recupero post-moderno del materiale usato dal mondo industriale "maschile" trasfigurato dalle mani di un'artista donna in termini poetici e fantastici tanto da creare quella che Mirella Bentivoglio ha chiamato "fantamitologia".
Le figure femminili che ricordano i manichini surrealisti di De Chirico sono parte dell'universo fantastico della Persiani dove brulicano esseri vegetali e animali di sapore preistorico, forme organiche emergenti da acque marine o cavità fluviali, soggette a continue trasformazioni. Anche Venere nasce dalla spuma del mare, dal seme di Urano gettato nel Mediterraneo, e questa VENERE si è già volatilizzata, ha già abbandonato il mondo terrestre per l'iperuranio, lasciando tracce volanti, allusive ai sogni d'amore rimasti nel cassetto.
L'amore per la natura, l'ossessione dell'acqua, elemento primordiale da cui nasce la vita, è costante nell'arte di Gloria Persiani ed è nell'elemento acqua che vivono le "sue" conchiglie, le "sue" alghe, i "suoi" bruchi di mare arricciolati come le Onde in plexiglas ed alluminio che si rincorrono l'un l'altra ritmicamente.
Si tratta però di un mare rinchiuso in un cassetto, di un "piccolo mare" che può navigare solo chi può capirne il significato. Che è il divenire della vita, capace di avvolgersi su se stesso in un "un foglio di mare" , un vortice pericoloso, o di piegarsi nell'accettazione dei venti che lo increspano. e questo fluttuare è anche il simbolo di una creatività che obbedisce ad istanze interiori e che incosciamente si serve di strumenti docili, pronti ad essere flessi, piegati dolcemente.
Non è un caso che nel Diario di bordo ci sia una penna d'oca a tracciare il percorso da seguire, e sia una penna d'oca intinta nell'acqua di mare a scrivere la poesia, cento poesie ...Poi che quello che conta, sembra dire Gloria Persiani, è la voglia di fare arte ovvero di scrivere poesie, anche se sono scritte sulle onde del mare o sulla sabbia ...

Marilena Mosco 2001

 

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