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Gheorghi Filin - antologia critica

Forza e raffinatezza nelle opere di Gheorghi Filin

"Ed è subito arte..... un'arte fatta di profonda osservazione di tutto ciò che di accattivante, di simbolico, di vitale, riesca a colpire questo artista. Uno scultore attento a trasformare un "sasso" in una "creatura", a ci imprimere una essenza che conserverà per sempre la prorompente energia che le ha dato origine" scriveva Tina Spano di Gheorghi Filin alcuni anni fa. Il punto è proprio quella "prorompente energia" che nelle opere dell'artista bulgaro non è solo espressione di una concezione della forma come nascita, vitale esplosione di un nucleo originario ma è anche riflesso della costante sfida che lo scultore intraprende con la materia. Filin infatti affronta con sicurezza e con forza anche "blocchi" (nel marmo, nella pietra) di dimensioni impressionanti fino a trarre da essi la configurazione di una simbolica, elegante fragilità. Pensiamo a quel magico orlarsi o aprirsi dei volumi in un moto di creste spumeggianti che diviene cifra inconfondibile di tanti suoi lavori, almeno degli anni Novanta. E' quella capacità a cui faceva riferimento il suo professore (V. Minekov, già Direttore dell'Accademia di Sofia e vice presidente dell'Unione Artisti Bulgari) nella monografia pubblicata nel 1997, quando osservava: "Conservando la natura del materiale e usando le sue possibilità, Filin scopre la sua forza, l'anima e il ritmo musicale". E' dietro a questa sensibilità, a questo carattere, c'è indubbiamente tanta educazione ed esperienza per raggiungere la raffinatezza tecnica che gli consente di dar vita a quelle forme "ruscellanti di squisiti particolari tagliati nel duro marmo" di cui testimonia, nella stessa pubblicazione, l'amico e collega scultore Giorgio Balocchi. Filin è in Italia dal 1991 e quando vi giunge ha già alle spalle anni di insegnamento di scultura all'Accademia di Sofia (assistente fin dal 1979 e titolare di cattedra dal 1983 al 1994), è membro permanente dell'Unione Artisti Bulgari - di cui fa parte del Comitato Direttivo nel periodo 1983-1987 - e molte sue opere monumentali sono collocate in spazi e gallerie pubblici in Bulgaria, ex Cecoslovacchia, Germania. Negli anni Novanta la geografia della sua attività si amplia con la partecipazione a simposi internazionali e manifestazioni periodiche di scultura a cui corrispondono importanti riconoscimenti e nuove collocazioini pubbliche in Italia, negli Stati Uniti, in Francia, in Corea. E ben presto diviene quasi un leit-motiv riconoscere un suo lavoro nell'immagine divulgativa di certi eventi: per citare alcuni esempi del 1999, l'opera "Surge" è inserita nel caratteristico ventaglio etrusco logo della manifestazione "EtruriaArte 10", mentre la suggestiva "Vela" ("Sail") è l'immagine che campeggia non solo in copertina di catalogo ma anche in tutti i manifesti e tabelloni pubblicitari dell'International Stone Sculpture Festival di Hualien (Taiwan). In quell'occasione l'artista realizzò in scala manumentale la sua "sirena" ("Mermaid"), un'opera che emblematicamente esprime doti che appaiono peculiari a tutta la sua scultura, coniugando impressioni astratte e figurative, superfici imponenti e dettagli di delicatissima leggerezza.

Roberta Fiorini


Gheorghi Filin: l'emozione della forma
di: Mariarosa Belgiovine

La creazione artistica dello scultore bulgaro Gheorghi Filin esplode in una magnifica composizione, dalla comunicativa immediata. Sono opere che riassumono la sua professionalità scultorea, abilmente sposata con i suoi racconti mnemonici. La struttura materica prende vita dall'agile manipolazione di Filin con forme sgorganti di vita interiore. Egli predilige la sintesi del dialogo, rapportata alle sue emozioni, estendendo la sua fase descrittiva con inserti particolarmente significativi. L'equilibrio delle sue opere è schematizzato dalle parentesi interrogative, colmando gli spazi squarciati dalla luce, con le intense formule evocative. Filin sa abilmente descrivere con il suo linguaggio scultoreo gli innumerevoli contrasti provocati dalla durezza della materia, domata dall'energia del suo spirito. Non vi e alcun dubbio che la sua tesi creativa è sviluppata dal riflesso acceso delle ansie, del sentimento, dell'animo ricco di ricordi, intrecci di un passato con un futuro proiettato verso un cosmo popolato di sogni. E la sua arte diventa poesia, avvolgendo nel mistero della forma scavata, accarezzata e penetrata, tutta la sua persuasione artistica.
Gheorghi Filin sa innescare un processo di illusionismo mentale, contrapposto al reale sentimento naturalistico, suggeritore dei suoi viaggi intimistici. Osservare le sue sculture e poi comprenderle, è tutt'uno; vi si ascolta la sua anima, favolosamente dischiusa in uno scrigno misterioso. L'artista indaga, esplora fino all'esaltazione del soggetto, rapito dal suo stesso subconscio, lavorando con frenetica decisione il marmo; il suo esprimersi è una necessità, fatalmente placata solo al momento del compimento di un'opera. Le opere di Filin non trasmettono esitazioni, ma consapevolezza dell'amore scultoreo, che abbraccia l'artista nell'amplesso della sua creazione.

 

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