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Saluti da...
Mostra personale di Luca Conca
a cura di Michele Caldarelli
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Saluti da...
appunti per una cartografia incognita

Una cartolina con: “Saluti da...” testimonia un tempo e un luogo anzi, almeno due, l’uno: quello di chi scrive e spedisce, l’altro: quello di chi riceve... Se affiniamo la nostra indagine, avviata con tanta semplice ingenuità cavalcando rêveries affettive, scopriamo poi come  ne emergano altri e altri ancora... come il flusso di un fiume in piena. Sono questi il tempo e il luogo del ritrovamento a mo’ di segnalibro in un vecchio volume e quello della lettura delle pagine che la contenevano; un lasso dimenticato, teso fra il primo sfogliare attento, l’iniziale entusiasmo e il giorno “stanco” dell’abbandono della cartolina... a sentenziare l’interruzione della lettura... dove l’abbiamo ritrovata.
E il tempo del postino? Anche questo va messo in conto, assieme a quello del luogo stesso che compare sul fronte della cartolina, sempre che, tra l’altro, ci si ricordi di dove sia partita e a quando risalga il “saluto” stesso.
Rivoltiamo la cartolina, ormai reperto e, in preda a velleità investigative, esaminiamo il timbro, il francobollo e la data scarabocchiata manualmente con distrazione, quasi che il momento della compilazione non fosse certo al nostro interlocutore postale... forse l’aveva spedita da casa dopo il ritorno dal viaggio... ma anche la dimenticanza fa parte del gioco... o forse si è trattato di una volontà deliberata, dettata dal desiderio di prolungare un ricordo piacevole oltre i confini della vacanza... un voler asserire che siamo sempre in viaggio e che una sorta di imponderabile sospensione della quotidianità è possibile in ogni momento mentre i “pacchetti tutto incluso” delle agenzie di viaggio partecipano di una alterità sostanziale che non ci appartiene.
Questo piccolo rettangolo di cartoncino, stampato, venduto, acquistato, compilato, affrancato, spedito, trasportato, consegnato ed infine  letto, usato e abbandonato... perduto e poi ricomparso, si è sempre trovato da qualche parte, piccola stella polare, tassello di un racconto, testimone di un rapporto di amicizia o di affetto, più rapido di una lettera quanto più complesso, acuto progenitore, forse, di una multimedialità divenuta ormai “grassa”, ipertecnologica quanto flaccida e opprimente.
In un’epoca caratterizzata da elefantiasi comunicativa, ingombrante, quanto priva di contenuti autentici, volendo ricondurci a principi semplici e più salutari, ben venga allora un “Saluti da...”, un puro “Stammi bene!...”.

La metafora della cartolina, forse mai indirizzata (perché scritta a se stessi) gioca bene il ruolo dello strumento di stravolgimento della linearità spazio temporale, facendoci riguadagnare una sottile sensazione di tregua nel frenetico corso della vita. Ponendosi come iperbole immaginativa, ci permette di avvicinarci all’infinito agli assi del tempo e dello spazio mai raggiungendoli, pur individuandoli per certi ed imprescindibili. Ecco, come primo approccio alla pittura di Luca Conca, credo si possa osservare una sua precisa volontà nel registrare cose ed eventi in un diario di viaggio nel quotidiano trasformandolo in terra incognita, quale in effetti è, rendendoci partecipi dei suoi interrogativi, delle sue riflessioni, del suo proiettarsi nell’altro da sé, come in uno specchio, uno dei mille specchi di quella formidabile macchina catottrica che chiamiamo realtà.

Michele Caldarelli
novembre 2008

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