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Fra realtà e virtualità

In un momento di eccitazione visiva mentre osservavo la rappresentazione al computer delle armoniche di un brano musicale mi sono reso conto di essere in realtà per la prima volta in grado di vederne in modo chiaro, vivo e nitido l'essenza. Poter interpretare il mondo e rappresentarlo dipende dalla propria capacità di sentire e immaginare in modo sintetico anche fenomeni dinamici. La possibilità di delegare parte dell'analisi e della sintesi ad una macchina in grado di raffigurare la realtà nel rispetto di regole condivisibili amplifica le nostre possibilità di percepire e descrivere. Il processo di visione non è che una parte del ciclo della comunicazione la quale giustifica tutta l'attenzione che si pone sia agli strumenti che alla facoltà di capire ed esprime il mondo attraverso le immagini. Credo di avere la fortuna di partecipare alla costruzione di un momento nuovo del mondo della comunicazione incentrato sul movimento e sulla definizione del ritmo dell'interpretazione della realtà attraverso le immagini. Nell'attimo della fruizione tutti i sensi sono amplificati dalla combinazione audio-visiva che ci domina, nel caso di alterazioni dei canali di percezione primaria gli altri possono supportare la condivisibile rappresenazione delle informazioni. Mouse con vibratori, stimolatori olfattivi e ditali con ritorno di forza oggi consentono di recuperare direttamente parte degli stimoli solo indotti dalla visione. A questo punto perchè non guardare immediatamente la rappresentazione della mente della realtà che ci circonda? Perchè non scambiare solo i tratti sfumati delle immagini della nostra memoria per rendere efficiente ed efficace il processo della comunicazione? Attraverso l'interpretazione dell'immagine del tracciato elettrico del cervello è possibile vedere lo stato emotivo di una persona e sfruttare questi segnali per controllare una macchina in grado di supportare un processo di comunicazione semplificato ma non si riesce a cogliere ancora quel dettaglio della sfumatura che rende personale e ricco un dialogo. Stimolando opportune aree del cervello di persone non-vedenti con i segnali provenienti da una telecamera è stato possibile recuperare la capacità di individuare profili e forme monocromatiche ma lo sforzo più grande è stato restituire un significato alle figure. Il nostro agire è determinato dalla nostra peculiare capacità di vedere il mondo che deve fondarsi su regole di rappresentazione condivisibili così da garantire la migliore interscambio di informazioni. Individuare le regole e comunicarle con il contenuto è l'arte che ogni individuo attivo, fonte originale di una comunicazione, dovrebbe saper attuare e modulare rispetto ai diversi interlocutri con i quali si relaziona. Oggi solo l'eperienza consente di raffinare attraverso l'errore un processo di selezione di immagini utili alla spiegazione del mondo che andrebbe proposto come ambito di ricerca comune nelle varie discipline che affrontano il problema della comunicazione visiva.

Marzio Ghezzi

 

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