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Giorgina Castiglioni
di: Lanfranco Colombo

Di fronte a queste Immagini realizzate da Giorgina Castiglioni, Il primo pensiero corre all'interminabile galleria di rivisitazioni di cui è stata oggetto, In particolare nell'ultimo secolo, un'altra grande opera di Leonardo, quella Monna Lisa che - da Duchamp In poi - è stata dissacrata, travestita, omaggiata da intere generazioni di artisti, fino a trasformarsi, nelle ricorrenze pubblicitarie come nel merchandising, in una delle icone più emblematiche dell'arte e della capacità dell'uomo di trasfigurare magicamente la realtà.
Sarà forse un tratto specifico della pittura di Leonardo, e quel tanto di mistero che vi è sotteso, ad eccitare l'Immaginario degli artisti, se - appena posta sotto i riflettori dopo decenni di oblio - anche la Dama con l'ermellino subisce la medesima sorte della Gioconda.
Certo, qui siamo molto lontani dallo sberleffo Dada e l'approccio di Giorgina Castiglioni appare da un lato più meditato e, dall'altro, assai più rispettoso e moderno. In ogni caso indirizzato verso due obiettivi differenziati e complementari.
Da un lato, l'applicazione della tecnologia digitale all'analisi del ritratto di Cecilia Gallerani consente qui all'artista di elaborare in ogni direzione quella vasta messe di "informazioni" che il quadro contiene (secondo le coordinate forma-linea-colore), non solo esplorandone molte possibili Ipotesi alternative, ma anche segmentandone gli elementi costitutivi o i particolari ritenuti più significativi. Ciò consente all'artista d'oggi di ricostruire la rete strutturale dell'opera e di reinterpretarla per successive dislocazloni, fino a trasformarne completamente il codice.
Dall'altro lato, però, il quadro di Leonardo è un mero pretesto (che sarebbe potuto essere attinto da qualunque altro capolavoro universalmente condiviso) per un'operazione metalinguistica molto meno appariscente, anche se ugualmente, o forse più, importante.
E' un'operazione in linea con il disincanto analitico e il disorientamento creativo dell'attuale temperie tecnologica, in cui l'artista sconta l'improvvisa disponibilità di nuovi e strani strumenti dall'impressionante e non ancora ben esplorata potenzialità creativa. Cos'è oggi ad esempio, e quali prospettive ha, l'elaborazione grafica tramite computer? Deve servire solo alla creazione degli effetti speciali nel cinema? Deve Inventare mondi virtuali per esperienze "sintetiche"? O non può anche servire per dilatare le possibilità dell'immaginarlo creativo, magari affidandone gli esiti, evidentemente provvisori e interlocutori, alla pura causalità della calcolo combinatorio e della randomizzazione?
Quest'ultimo non è forse il caso di Giorgina Castiglioni, che procede seguendo una propria chiara progettualità. Ma mi piace, comunque, richiamare l'attenzione su questa ipotesi, che se non altro ha il merito di chiudere il circolo rinviandoci alle prime sperimentazioni Dada (e per tutte quelle di Man Ray con gli elementi costitutivi del procedimento fotografico), da cui hanno preso le mosse queste veloci considerazioni.

 

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