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Tina Pellizzoni Citterio

AL CALCO DI OGNI GIORNO
poesie


introduzione di:
Carla Porta Musa
prefazione di:
Vincenzo Guarracino
immagini di:
Cesare Baj
Ed. Atelier Lytos
Como 2000
100 pp. 15 x 21 cm.

Ho paragonato alle stagioni il primo volume di liriche di Tina Pellizzoni Citterio. Questa seconda raccolta la paragono all'arcobaleno: la poesia del cielo. Per la profondità dei pensieri, l'intensità dei sentimenti, la musicalità dei versi. Ogni poesia, inoltre, è la continuità della precedente e l'annunciazione della seguente. Un libro veramente bello, che rivela - cosa rara - tristezza e speranza a un tempo. Carla Porta Musa

A rileggere questo nuovo mannello di versi di Tina Pellizzoni Citterio non ci si può sottrarre alla prima impressione avuta già di fronte alla sua raccolta precedente: che cioè la scrittura costituisca davvero un meraviglioso pharmakon, un motivo di consolazione e di restaurazione energetica, nel grigio scandirsi di un tempo ossessivamente ripetitivo e sempre uguale, nel "calco di ogni giorno", per dirla con la formula precisa e concisa ma anche inquietante (per quanto di ragionieristico e mercantile comporta col suo fantasma paronomastico, ossia "calcolo") del verso, che dà il titolo alla silloge. Al calco di ogni giorno: come sottrarsi alla suggestione del motivo, quello del tempo, che riemerge e si rincorre dal titolo della raccolta precedente? Là Nell'incavo dei miei giorni, qua Al calco di ogni giorno, tra un'idea di intimità e di rifugio e la constatazione del suo potere uniformante e costrittivo, è sempre il "giorno" a reclamare il diritto all'ostensione, alla sacramentalizzazione del dono della parola: è il bisogno di "riempire di luce " il baule dei sogni e della vita mediante il meraviglioso "passepartout" di una parola, che diventa attimo dopo attimo, verso dopo verso, più sapiente ed incisiva, sulla scena di un quotidiano lentamente trasfigurato e trasfigurabile. Ecco, è proprio questo che colpisce in questi nuovi versi: assieme all'insistenza sul tema del "giorno", della vita cioè agita nell'invenzione di una "luce" addirittura calendariale e nel dialogo teso con il tu delle memorie e dell'esperienza, è la qualità di una scrittura convenientemente sorretta dalla progressiva coscienza di trasformare la chiaroscura ripetitività di un oggi di gioie e ferite in un'occasione di verità, in un dire (e un dirsi) capace di spostare per forza di canto dubbi e certezze, precipizi e salvezze del cuore, dalla purgatorialità di un insistente sentimentalismo diaristico, nei cieli di una pagina vastissima, nello spazio di una frequentazione meditativa delle ragioni stesse del vivere. È così che l'io che parla con limpidezza di pronuncia "asciuga e riempie / di luce / ogni oscura leggenda ", si spoglia cioè d'ogni grevità autobiografica e rivela le pulsioni più profonde, generando infinite rifrazioni che chiamano in causa emozioni e pensieri di tutti, in virtù di una cifra lirica in cui il dolore e il senso del finito non inducono alla morte la speranza ma ne rilanciano il valore e le ragioni. Per sua e nostra consolazione. Vincenzo Guarracino

 



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