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Da Kandinsky a Pollock
la vertigine della non-forma

a cura di
Marco Franciolli
Lorenza Trucchi
testi di:
Marco Franciolli
Lorenza Trucchi
Geneviève Bonnefoi
Thomas Messer
Reiner Michael Mason
Bettina von Meyenburg Campbell
Carla Burani Ruef
Carole Haensler
Federico Motta Editore
Milano 2001
248 pp.25x28 cm
135 ill. b/n e col.
lingua: ital/ingl.
ISBN 88-7179-325-0

 

 

 

 

 

 

 

Tra i rinnovamenti apportati nella storia dell'arte del XX secolo vi compare il riesame del concetto di pittura e delle sue modalità espressive, unito ad un affrancamento dalla tradizione estetica. Se all'inizio del 900 psicologi e psicanalisti avevano esteso il concetto di "forma" al campo scientifico, gli artisti ne avevano fatto il centro di ricerca di nuovi linguaggi espressivi. In realtà erano in pochi, di età, nazionalità e radici culturali diverse che in autonomia, slegati da movimenti ma in consonanza, avevano sentito la necessità di allontanarsi dalla tradizione classica, per esplorare una dimensione "altra" della pittura. Li accomunava il rinnovamento della forma e una necessità forte di libertà, a volte vissuta come un'avventura senza rete, come in un senso di vertigine, cui fa riferimento il titolo del volume "Da Kandinsky a Pollock, la vertigine della non-forma" che accompagna l'omonima mostra del Museo Cantonale di Lugano (settembre 2001-gennaio 2002) dedicata a 25 protagonisti dell'arte informale. Una mostra insolita che i curatori Marco Franciolli e Lorenza Trucchi hanno studiato, partendo da tre opere storiche sul tema della non-forma - "Aquarell mit Strich" di Vasily Kandinsky (1912), "Hommage a Picasso" di Paul Klee (1914) e "Béguinage" di Enrico Prampolini (1914) - per proseguire in un percorso lineare, cronologicamente limitato alla fine degli anni Cinquanta. Filo conduttore la sperimentazione, la ricerca della forma attraverso il vuoto con Hans Hartung e Sam Francis, il confronto dell'arte con la musica dodecafonica, le esperienze musicali di Jean Dubuffet, la gestualità di Pollock, Mathieu, Klein rapportata all'improvvisazione del Jazz, il pensiero esistenzialista e il concetto di individuo in relazione con l'altro e con il mondo, il contatto con l'espressionismo astratto americano, il superamento dello spazio con le tele metafisiche di Rothko e i buchi di Fontana, il superamento delle potenzialità dei colori con Franz Kline, per non dimenticare le esperienze coeve di artisti svizzeri come Massimo Cavalli, Rolf Iseli, Lenz Klotz, Marcel Schaffner, Charles Rollier. (R.M.)


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