HERMANN NITSCH
l'Ultima Cena
a cura di
Otmar Rychlik
testi di:
Francesco Guicciardi
Hermann Nitsch
Otmar Rychlik
Leonardo da Vinci
Giorgio Vasari
Ed. Galleria Gruppo
Credito Valtellinese
Refettorio delle Stelline
Milano 2000
Galerie Jünger Wien 2000
lingua: ital/ted.
35 pp.30x21 cm
ill. b/n e col.
ISBNN 3-902088-00-1
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In occasione
dell'inizio del nuovo Millennio la Galleria del Credito Valtellinese,
nella propria sede espositiva milanese del Refettorio delle Stelline,
in collaborazione con l'Associazione degli Istituti Culturali Europei
a Milano, ha programmato una serie di mostre che si rifanno al concetto
di cenacolo, inteso nel senso di luogo fisico e sprituale d'incontro
e osmosi tra artisti. Scelta non casuale, ispirata anche dalla vicinanza
tra le sedi del Gruppo del Credito Valtellinese, del
Centre Culturel Français e il Refettorio di Santa Maria delle
Grazie di Milano dove si trova il celebre affresco "L'Ultima
Cena" di Leonardo da Vinci. Un programma di mostre che sia d'augurio
per una Unione Europea non solo a livello
economico ma anche culturale. In questo contesto Hermann Nitsch (Vienna
1938), artista austriaco tra i più celebrati e trasgressivi
dell'arte contemporanea, noto per le sue performance drammatiche che
fondono in un'unica disciplina pittura e teatro, ha proposto un'installazione
omaggio all'Ultima Cena di Leonardo. (Centre Culturel Français,
Palazzo delle Stelline, Milano 30 marzo - 20 maggio 2000).
"Il culto eucaristico e gli atti
rituali attirano il mio interesse - dichiara Nitsch nella prefazione
di catalogo - a causa della loro intensità sensuale e dello
spessore ermetico del loro contenuto simbolico, il calice, l'ostensorio,
la caraffa del vino e dell'acqua, l'ostia, i teli bianchi ripiegati,
le ciotole d'oro e d'argento e soprattutto le vesti rituali, gli abiti
sacerdotali esercitano su di me una grande attrazione. Senza praticare
il Cristianesimo, come fedele mi affascina
l'aura associativa che circonda questi oggetti così carichi
di significato, essi irradiano la magia, l'aura dei santi, delle cerimonie
sacre del mistero. In ogni sincera pratica liturgica si avverte la
ricerca di identità con il tutto, il presunto contatto con
il sacro, con il trascendente soddisfa l'anelito di sentirsi custoditi
in un possibile tutto. L'individuo sensibile lo sente, nel momento
in cui viene a contatto con la liturgia, il culto e gli oggetti rituali
di tutte le religioni". Lavorando sul tema dell'eucarestia, Nitsch
ha presentato una installazione composta da dodici grandi dipinti,
sui quali erano stati appesi i camici da pittore da lui usati per
la loro realizzazione, che rappresentavano gli apostoli, e una serigrafia
sul tema dell'Ultima Cena che rappresentava la figura di Cristo stesso.
Per Nitsch il camice bianco, semplice, a forma di tonaca, che si imbratta
di colore con il lavoro pittorico assume valore simbolico e, se applicato
su un quadro, diventa ornamento o trofeo apportando
maggiore drammaticità e teatralità alla struttura cromatica.
Un'opera da interpretare come un percorso di vita e di sofferenza,
che da un lato testimonia la forza fisica e umana di chi l'ha realizzata
e dall'altra vuole essere un luogo di meditazione spirituale, sospeso
nello spazio e nel tempo in attesa dello svelamento del mistero eucaristico.
(R.M.)
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