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Andrea Magrassi

Le case si fanno belle


64 pp. 10 x 18 cm.
Prefazione di
Luca Ragagnin

 

Un'elegia nascosta abita il verbo di Andrea Magrassi. Le sue poesie paiono scaturire da un'intercapedine di senso, da una sospensione di percorso il cui inizio è certamente debitore del soprapensiero, dell'osservazione attenta ma casuale - qui nell'eccezione alta di occasione, di impronta o matrice capovolta, futuro fossile di ombre incidentali perciò evanescenti - e che terminano nella sfiatata, esanime malinconia mai schierata della fissazione fotografica.
La voce che dice, allora, esaurisce il sentimento nel proprio enunciato, che altro non è se non Ob(b)iettivo, ingrandimento di prima persona: "L'essere come immagine sacra,/come una cosa realmente raffigurabile".
Siamo, appunto, entrati in una lingua poetica che ha raggiunto il suo equilibrio, il suo stato di quiete grazie a una sapienzale - e perciò invisibile - battaglia di vettori contrastanti: l'investitura di ferro e lacrime del cantore romantico, à la Macha o à la Orten, nella tradizione centroeuropea, o del nostro Corazzini per intenderci, versus la decalcomania reiterata, ossessionata dal microparticolare, aemozionata e chirurgica dei Tel Quelliste.
E qui non solamente l'elegia si nasconde, ma, fortunatamente - sapienzalmente dicevamo - anche il Programma e il Programmatico, così che il lettore è quasi messo dinnanzi a una scrittura trasparente, disarmato dall'invito a una emotività raschiata, cancellata nel suo stesso risolversi.
L'improvvisazione diventa astratto furore (...) forse una maledizione/un inutile ardore, e quando arriva il freddo, nella chiusa (poesia 20), lo si sente ma non lo si scrive: E' questo.
(Testo di Luca Ragagnin)


Andrea Magrassi è nato a Roma nel 1973. Vive a Como. Questo è il suo primo libro.



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