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Speciale XLVIII Biennale di Venezia

 

JANNE M. GREIBESLAND

48TH VENICE BIENNALE
MUSEO DI S.APOLLONIA
SAN MARCO VENEZIA

a cura di:
Stefania Morellato
testo di :
Enzo Di Martino

lingua ingl/ital
40 pp .21x25 cm.
ill. b/n e col.

Tra le mostre collaterali alla 48a Biennale di Venezia, presso il Museo di Sant'Apollonia in San Marco è stata presentata, a cura di Stefania Morellato e Enzo Di Martino, una mostra di dipinti dell'artista Janne M. Greibesland (Norvegia 1961)."...Spesso i significati più autentici dell'arte risiedono sotto la pelle della pittura, dietro le apparenze esibite dell'immagine, nelle illusioni ed allusioni che "nascondono" il mondo segreto ed interiore dell'artista. ....Non esiste "arte di superficie" perché il miracolo dell'apparizione delle immagini proviene sostanzialmente dalle profondità insondate e misteriose dell'anima, da quegli abissi dell'inconscio dai quali parte l'irrinunciabile desiderio dell'artista di conoscere l'inconosciuto, di rendere visibile ciò che è visibile. Il mondo di Janne M. Greibesland non a caso si manifesta nel segno di una dualità che potremmo riconoscere come "la sacra ambiguità dell'arte": da un lato le apparenze esibite degli elementi figurali utilizzati, dall'altro gli inquietanti significati che essi sottendono, che certamente si celano sotto quelle apparenze. L'artista norvegese lascia infatti emergere un continente figurale apparentemente leggibile ma che appare poi "indicibile", e che ad una occhiata insistita si rivela denso di illusioni visive, di rinvii emotivi, di significati inattesi e spaesanti, di sorprendenti riferimenti ispirativi. Si tratta infatti di un mondo fantastico fatto di visioni che non hanno molto a che fare con la realtà e che a voler descrivere si corre il rischio di trovarsi dinanzi a vere e proprie allucinazioni. Vi compaiono infatti forme ovoidali fluttuanti nello spazio, improbabili mura illuminate dalla luce nera di una luna azzurra, grandi gocce di fuoco che scavano crateri bianchi sulla terra, muri tenebrosi che ostruiscono la visuale dell' al di là. E' dunque evidente che l'opera di Greibesland si manifesta in una dimensione onirica di cui la stessa pittrice non da conto, quasi limitandosi a lasciarla apparire, a "trascriverla" semplicemente nelle vesti splendenti della pittura". (Testo tratto dalla presentazione di Enzo Di Martino).


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