Alberto Giacometti a cura di:
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La mostra "Alberto Giacometti: percorsi lombardi" si inquadra tra gli eventi previsti dal progetto attivato dalla Provincia di Sondrio in collaborazione con la vicina Confederazione Elvetica per diffondere la conoscenza delle relazioni che sono intercorse tra le comunità dell'area retica e quindi ricostruire rapporti di buon vicinato e di collaborazione tra due territori, ora divisi da una linea di demarcazione, ma che per tre secoli, dal 1512 al 1797, sono stati politicamente uniti. La figura di Alberto Giacometti.ben si presta ad interpretare l'intento di questo progetto: artista svizzero nato a Borgonovo-Stampa in Val Bregaglia nel 1901 da famiglia italiana, che, pur lavorando in ambito internazionale, ha sempre mantenuto rapporti con la Valtellina e la Valchiavenna. La biografia artistica di Giacometti si è sviluppata tutta lungo la direttrice geografica Parigi-Stampa, fra il suo studio parigino di Rue Hyppolite-Maindron e la casa paterna di Bregaglia; ma questa direttrice sarebbe incompleta se, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, non la si facesse passare per Chiavenna e Milano dove l'artista strinse rapporti di lavoro e di amicizia con personalità importanti dell'ambiente culturale lombardo, fra cui lo scultore valtellinese Mario Negri, lo scrittore Giorgio Soavi, i critici d'arte Lamberto Vitali, Luigi Carluccio, Franco Russoli, Alberto Martini e Gian Alberto Dell'Acqua , il fotografo Ugo Mulas, lo stanpatore Giorgio Upilio e il medico Serafino Corbetta, figure che segnano il percorso umano degli ultimi dieci anni della sua vita (Giacometti morì nel 1966 a Coira). La mostra, distribuita tra la Galleria Credito Valtellinese Palazzo Sertoli e il Museo Valtellinese di Storia e Arte Palazzo Sassi (20 gennaio - 22 aprile 2005) ha raccolto opere inedite e documenti poco conosciuti di Giacometti, ricostruendo il percorso lombardo di una delle figure più significative del '900 che con la sua arte contraddistinta dalla deformazione e dall'essenzialità delle forme delle sue sculture, nonché dalla fissità delle pose e dall'aspetto corroso delle superfici ha tradotto in forme tangibili la solitudine, le incertezze, i tormenti e la disperata fragilità dell'uomo del XX secolo. (R.M.) |