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Speciale XLVIII Biennale di Venezia

 

Ando Keskküla
Jüri Ojaver
Peeter Pere

EXPOSITION OF THE
ESTONIAN REPUBLIC
THE 48TH VENICE
BIENNALE
a cura di:
Johannes Saar
Sirje Helme
Fondazione Scientifica
Querini Stampalia
S. Maria Formosa Venezia

Ed.Center for Contemporary Arts
Estonia 1999

lingua ingl/estone
62 pp 22,5x29 cm.
ill. b/n e col.
ISBN 9985-60-631-0

"Maschi, di mezza età e sposati" tre aggetti con i quali Johannes Saar, curatore della rappresentanza della Repubblica di Estonia, ha voluto qualificare i suoi artisti, volendo ironicamente e sinpaticamente sottolineare che non crede affatto che la Repubblica di Estonia possa avere un ruolo leader nel dibattito artistico. Per contro i lavori presentati da Ando Keskküla ( designer, pittore, videoartista), Jüri Ojaver (scultore, installatore), Peeter Pere (architetto, pittore, performer) sono di fatto un'analisi, quanto mai puntuale e attuale, sul tema dell'identità, del gesto, della riscoperta del passato.
Ando Keskküla studia il rapporto, da un lato, tra la realtà e l'illusione che può creare l'artista.. I suoi video producono immagini tridimensionali su superfici piatte, giocano con l'idea di poter catturare l'irrealtà proiettata dall'artista. Attualmente l'artista lavora su diversi livelli di combinazioni interattive, portando il visitatore all'interno di una specie di spazio personale nel quale si trova a porsi in relazione con l'immagine impostagli dalla realtà virtuale. Il corpo stesso del visitatore con la sua fisicità serve da mezzo per interagire, colloquiare, essere anche responsabile dei movimenti, delle azioni dell'immagine digitale che gli si contrappone. Ad un grido, un battito di mani, le immagini irreali diventano vive, si rivolgono allo spettatore, diventano personaggi vivi, parte del gioco delle illusioni.
Jüri Ojaver con le sue sculture e installazioni ricrea la nostalgia del passato grazie ad una natura attitudine a ridare vita a vecchi oggetti, a riscomprirne la memoria, significati dimenticati. Qualità che gli derivano dalla sua esperienza di restauratore e non stupisca quindi che il suo modo di pensare sia simile a quello di un archeologo. Il grande ponte di gambe umane, prodotto per la Biennale, rimanda al concetto che l'uomo sia l'invenzione più recente nella storia della civiltà e che il valore e le implicazioni sessuali, che si danno al corpo, sono decisamente sopradimensionate, per qualcosa che è destinato a disgregarsi.
Peeter Pere con i suoi quadri reinterpreta l'eredità di Alberto Burri e Lucio Fontana, creando un linguaggio pittorico e nel contempo distruggendolo. L'uso di un'arma da sparo al posto del pennello non è nuovo in arte, ma nel caso di Peeter Pere, non significa solo distruzione ma un tentativo "stile vecchio West" di "rimettere le cose a loro posto" nella nostra cultura artistica.(R.M.C.)


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