Peter Bonde & Jason Rhoades THE DANISH PAVILLON |
Il progetto "Snowball" presentato dal Padiglione Danese alla 48a Biennale di Venezia rovescia in sé il tradizionale nazionalismo dei padiglione della Biennale, coinvolgendo artisti e curatori di diverse nazionalità. Nato dalla collaborazione dell'artista danese Peter Bonde e dell'artista americano Jason Rhoades, "Snowball" è stato pensato come una piattaforma aperta, un luogo per riaprire la discussione del "nazionale" nella cornice dell'internazionale. Lo stimolo iniziale del progetto è stato dato dallo sport automobilistico, passione comune ai due artisti, e in questo contesto "Snowball" ha voluto essere un punto di vista sulla Biennale di Venezia, paragonata al Gran Premio automobilistico, in cui i padiglioni nazionali sono in competizione per vincere i premi. "Snowball" (palla di neve) va interpretato anche come un fenomeno mutevole poiché, come la palla di neve, ma allo stesso modo le idee, può essere sempre diverso, prendere nuove forme a seconda di quello che lo circonda, assorbire nuovi strati di materiali attraverso vari stadi, dalla durezza del ghiaccio alla morbidezza della neve quasi sciolta. In concreto il progetto ha trasformato il padiglione danese in un circuito di Formula 1, proponendo materiali e video di alcune corse automobilistiche filmate da Bonde e Rhoades sulla pista Willow Sorings Race Track a nord di Los Angeles. L'evento si era trasformato in un "foro delle corse" in cui altri artisti erano stati coinvolti, assieme agli spettatori, in una discussione, nel corso della gara, usando telecomunicazioni senza fili. L'ovale del tracciato della pista, con un rimando all'ovale del circo classico, ha assunto valenza di "foro per lo scambio di energie e idee". Proprio come una palla di neve il progetto "Snowball" ha acquisito nel tempo massa e volume, accomulando materiale umano e di registrazione, da proporre in altre sedi oltre che a Venezia, come lo Statens Museum for Kunst di Copenhagen e l'Institute of Visual Arts di Milwaukee. Un work in progress dunque, oltre che una mostra itinerante, un progetto per sviluppare nuove forme di aggregazione e di dialogo. (Testo tratto dalla presentatzione di Marianne Øckenholt e Jérôme Sans). Per ulteriori informazioni |