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Amilcare Rambelli

 

Senza titolo - 1971
acciaio, plexiglas, ottone, bronzo
cm 80 x 50 x 50

 

(...) Dal 1970 l'opera vive di elementi incernierati dislocabili secondo angolazioni studiate, interferenti nello spazio con diverse possibilità di osservazione. Gli elementi tecnologici, lastre prestampate, plastica trasparente, cavi metallici, hanno codificato poeticamente le traiettorie degli aeromobili nell'epoca della corsa allo spazio.
Ma ecco che il disegno progettuale viene inserito nel corpo della struttura sottolineando l'essenzialità della presenza umana nel controllo dei processi tecnici più avanzati, pena la perdita della propria identità. Rambelli ha ben presente l'assunto leibniziano "Natura non facit saltus", e il nucleo di bronzo, riferimento organico, ora vero e proprio encefalo e midollo spinale, si ripresenta nelle opere del 1973, protetto ed evidenziato da una canalizzazione impressa in lastre di ferro piegate, introflesse ed estroflesse a determinare piani diversi e paralleli in un nuovo ordine compositivo, le emergenze fatte rientrare, le fughe ritrovate all'interno del campo dell'opera, ora spesso conchiusa in un rettangolo, identica come concezione alle grandi terrecotte di dieci anni prima.
Un itinerario di ricerca si è concluso. Le ragioni profonde dell'opera sono intatte. Il conto torna, quindi il discorso è aperto. A Rambelli occorre solo una pausa, un momento di meditazione serena. Ritrova l'esperienza didattica, vi si impegna con la consueta ben nota generosità.
Le opere del 1974-75 verificano un procedimento di sintesi a livello di strutture d'appoggio ed un incremento di valore del nucleo di memoria, nel bronzo ritrovato. Il gruppo metallico si apre, sboccia lentamente invadendo lo spazio, poggiato appena alla lastra d'acciaio che vira di colore con un rivestimento di rame. Il sistema di cavi, a fio' di chia- vi di volta delle superfici, è ora impresso, trafilato nella lastra in sequenze puntiformi o a tratteggio, descrivendo un'architettura luminosa. La nuova stagione è nell'aria ma il suo schiudersi ci è negato (...)

Alberto Crespi 1988

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