Anzo


"Individuo in uno stadio" 1968
tecnica fotografica su alluminio
cm. 33 x 55

GUIDA BREVE PER UNA ESPOSIZIONE

Le tensioni più vive e che dominano oggi nell'arte contemporanea, si orientano verso tre punti abbastanza chiari:

a) la corrente di immagini analitico-visuali, con o senza contributo diretto di mezzi tecnologici;

b) l'indirizzo che imposta elementi strutturali, siano cromatico-formali, come proposta visuale autonoma, oppure come proposte per l'organizzazione di ambientazioni;

c) la tendenza che si serve, in modo più o meno critico, della iconografia della "cultura di massa".

Se tutto ciò fosse vero - e l'esame spassionato inclina verso tale certezza. potremmo dedurre che le tre tendenze, pur essendo nello stesso tempo divergenti e complementarie, condividono la pretesa di essere "oggettive", considerando l'oggettivismo come antagonismo dialettico del soggettivismo. Da una interpretazione unilaterale, legata alle interazione della cultura artistica, si direbbe che si tratta di una oscillazione provocata dal peso della noia con la quale innumerevoli epigoni fecero naufragare le poetiche soggettiviste e irrazionaliste dell'informale.
Alla fine, questo ci lascia insoddisfatti. Non è casuale che i canali "esploratori" dell'arte odierna (eccetto i falsi pionieri) coincidano con l'atteggiamento "oggettivo" e dell'uso di dati "oggettivi". L'arte, quando vuole seguire il ritmo del suo tempo, non può rimanere estranea al clima culturale che ci circonda. Dobbiamo quindi domandarci se questa orientazione è dissidente o concordante con le tendenze degli altri ambiti culturali. Nel cercar una risposta, ci troviamo con il rapido aumento - nei più diversi settori e nelle più diverse attività - di quello che già va diventando una "moda"scientifica, tecnica e obbiettivista. Quello che nel livello sociale è la tecnocrazia, si presenta nella cultura sotto forme crescentemente radicali in un rifiuto assoluto delle intuizioni, e perfino delle "teorie" e della "ideologia". Anche nella critica d'arte, si vede con chiarezza una forte reazione contro l' "indimostrabile", contro le elucubrazione dei "teorici", le divagazioni filoletterarie", e - perché no - anche contro il "sociologismo" che confonde la "informazione" con il "preconcetto". Quindi, risulta logico - dimenticando molti altri fattori - che le correnti artistiche le quali aspirano a star in testa, si uniscono sotto uno stesso denominatore obbiettivista, sebbene il filo che le unisce sia nascosto in certe occasioni e sia difficile di trovarlo senza mezzi adeguati di osservazione. Ciò che abbiamo detto antecedentemente, è solamente una "indicazione" per una breve "guida" davanti a un fatto concreto. Non implica nessuna posizione in relazione a un tema che, per la sua stessa struttura, esclude le divagazioni e le improvvisazioni. Malgrado ciò, si deve considerare per comprendere ciò che Anzo realizza con la sua pittura.
Da un tempo a questa parte, la pittura di Anzo, si è orientata verso la terza tendenda dell'arte attuale, caratterizzata per il risalto delle immagini delle "culture di massa", della "civiltà del consumo", dei "mass media", o come vogliamo chiamarlo.
Nessuno dubita che questa corrente oscilla fra il "reportage sociale", che trasporta al campo artistico la iconografia del nuovo "folklore industriale" - la già volgarmente conosciuta "arte Pop" - e i seguaci di quell'arte che chiamiamo "Cronaca della Realtà", valendosi del repertorio iconografico moltitudinario per servire a contenuti etici, satirici, moralisti, pedagocici, ecc.
Era ovvio che Anzo seguisse questa corrente, però più certo che le sue opere tendevano senza definirsi verso le due correnti, ora alla notizia puramente testimoniale, ora al contrasto irresponsabile e una certa ironia di significato ambiguo. E ora? Bene, ora Anzo ha deciso definirsi. Ha risolto unire il linguaggio obbiettivista a una dimensione trascendente, e una situazione, obbiettivamente arciconosciuta, che l'arte però non aveva raffigurato fino ad ora in modo abbastanza eloquente.
Questa dimensione, è l'isolamento umano nel mondo tecnico e massificato.
Questa situazione è quella dell'esistenza che deve trovare il suo scopo di esistere, quella dell'uomo che sa di essere strumentalizzato.
Qualcuno penserà che questo non è obbiettività, ma simbolizzazione. E questo, essendo, vera, sarà una schiocchezza perché ogni linguaggio per quanto voglia strutturarsi oggettivamente, né può eludere la infiltrazione soggettiva presente dall'inizio di ogni scelta, né lascia di attuarsi - alla maniera dei simboli - quale convenzionalismo sociale di significato. Quello che permette investigazione obbiettiva, è la struttura analizzabile della comunicazione, gli elementi del significato, i fattori della informazione; e a questo livello, è indifferente che la informazione primaria e la comunicazione che segue, siano qualitativamente simboliche o idiomatiche.
Nella sua struttura analizzabile, la cosa è ben semplice. Si tratta di un contrasto fra le rispettive raffigurazioni oggettivate di quello che è contesto e di quello che è individualità A dire la parola "stadio" i nostri occhi vedono un luogo di riunione di moltitudine; a dire "individuo" indichiamo una cosa diametricalmente opposta. Se diciamo "individuo in uno stadio", abbiamo introdotto una tensione, un dubbio: bene, in ciò vi è un grado indeterminato di contraddizione. Però se un pittore dipinge un solo individuo in uno stadio deserto, la contraddizione ha un significato. La relazione strutturale fra le immense gradinate vuote - costruite per accogliere una gran quantità di pubblico - e l'uomo che è solo in questo contesto, specialmente quando i fattori della struttura sono stati descritti con perfetta fedeltà ottica, stabilisce immediatamente la comunicazione con chi osserva il quadro. Al situare l'individuo precisamente in luoghi propri per contenere moltitudini, si sottolinea una dimensione. Al situare l'uomo-individuo in ambienti che sorpassano la scala e le possibilità individuali, si indica una situazione.
Senza proporselo, Anzo si avvicina ad una "nuova oggettività" più di quello che lo furono a suo tempo i pittori della "Neue Sachlichkeit" i Dix, Spencer, Toorop.
Questo neo-oggettivismo, lo ha introdotto in un cammino serio. Sta sondando temi importanti. Ha trovato qualche cosa che può presupporre la superazione di molte cose. Speriamo dunque, che un lavoro tanto interessante fruttifiche al massimo.

Vincente Aguilera Cerni

(testo del catalogo della mostra di Anzo alla galleria d'arte Il Salotto di Como aprile-maggio 1968)


ANZO (José Iranzo Almonacid) è nato in Utiel (Valenza-Spagna) nel 1931. Nel 1945 inizia gli studi nella Scuola d'Arti e Mestieri di San Carlos di Valenza. Nel 1949 inizia gli studi di Architettura nella Scuola Superiore di Barcellona. Presidente del Salone Internazionale di Marzo e del Mediterraneo. Conferenziere d'arte e Giudice di vari Saloni di Pittura, Presidente dell'Associazione dell'Arte Attuale di Valenza, Assemblea permanente degli Artisti del Mediterraneo. Dal 1961 espone in personali e collettive e ottine premi e riconoscimenti in Spagna, Italia, Francia, Germania, Stati Uniti.


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