Tratto da
ERACLITO DELL'ORIGINE
Traduzione a cura di Angelo Tonelli*
Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
Prima edizione nell'"Universale Economica"
I CLASSICI marzo 1993
(*note biografiche )
Eraclito visse tutta la sua vita ad Efeso, sulle coste
dell'Asia Minore, forse tra il 520 e il 460 a.C. Di lui non si sa con
certezza quasi nulla. Sembra fosse discendente dei re della città.
Si occupò di politica, ma la abbandonò nel 479/478 quando
gli efesi scacciarono i dominatori persiani e il suo amico Ermodoro (aristocratico
del partito di Dario). La sua opera Dell'Origine, di cui sono rimasti
125 frammenti, fu composta probabilmente non prima di quella data.
toiV d eni kokkusthV ocloloidoroV
HrakleitoV ainikthV anorouse
E tra loro con alta voce Eraclito si
levò, sferza del volgo, l'enigmatico.
TIMONE, ap. Diog. Laert.
9 6, 4
mh tacuV Hrakleitou ep omfalon eilee
bublon toufesiou. mala toi dusbatoV
atrapitoV. opfnh kai skotoV estin
alampeton. hn de se musteV eisagaghi
fanerou lamproter heliou
Non in fretta si legga il libro del-
l'Efesio Eraclito. Stretta la via, diffi-
cile il passaggio. Profonda notte e
oscurità. Ma se è guida un iniziato
ai misteri, più del sole fulgente è
limpido.
ANONIMO, ap. Diog. Laert.
9 16, 4-7
[...] Il titolo, Peri fusewV,
offre una chiave d'accesso privilegiata alla lettura del "libro" sacro
eracliteo.FusiV, come già dicevamo,
è la scaturigine perpetua di tutte le cose, e l'insieme delle cose
stesse generate. E' il Principio colto nella sua dimensione dinamica,
espressiva, e in essa si incontrano e confliggono gli opposti, per azione
di Pólemos, la Contesa. A essa anelano a tornare le cose visibili,
come alla matrice comune, e per questo reciprocamente si struggono, non
diversamente da quanto si dice nel frammento di Anassimandro, (46) probabilmente
uno dei maestri di Eraclito: exwn de h genesiV esti
toiV ousi kai thn fJoran eiV tauta ginesJai kata to crewn. didonai gar
auta dikhn kai tisin allhloiV thV adikiaV kata thn tou Cronou taxin
(Le cose dalle quali è origine alle cose che sono, sono quelle
verso cui si sviluppa anche la rovina, secondo ciò che deve essere:
le cose che sono, infatti, subiscono l'una dall'altra punizione e vendetta
per la loro ingiustizia, secondo il decreto del Tempo).
Duplice è il volto di FusiV , termine
medio tra il Principio e le cose, radice noumenica, che "ama nascondersi"
(47) e in questa ascosità celebrare armonie più potenti,
(48) e fiore dell'apparenza, splendido e terribile, perché nel
farsi visibile l'armonia assume il sembiante di Pólemos, Contesa.
(49) Qui le cose, ta panta , reciprocamente
si danno vita e morte: vita, in quanto l'esistenza di ciascuna è
garantita dall'opporsi a essa, nel grembo della FusiV
, di tutte le altre, opposizione che la sottrae alla dissoluzione dell'Uno
noumenico; morte, perché tale è il volto nascosto della
vita, nel reame di Pólemos. E tale è la legge dell'apparire:
che la FusiV tradisca la sua segretezza e verginità
noumenica, e sia perennemente dentro e fuori di sé, e che
tale opposizione originaria informi di sé ogni termine che la compone.
E dunque le cose confliggono, la luce divora l'ombra, l'ombra la luce,
il secco divora l'umico, l'umido il secco, il vecchio divora il giovane,
il giovane divora il vecchio, e così via, in una perpetua circolazione
di termini che hanno un'essenza comune: la FusiV
che è dunamiV (potenza generativa) del
Principio cosmico, il Fuoco, ed è attraversata dal logoV
(50) il senso cosmico, la Legge, sempre in fieri.
Nel luogo intoccabile, sottile crinale che divide e unisce il dentro
dal fuori della FusiV , un opposto dall'altro,
sorge, da tutto distaccandosi, ciò che è sapienza, sofia
, l'illuminazione del nascosto. E sapiente, sofoV
è colui che si sottrae alla "spossante fatica" (1) imposta dalla
danza alterna degli opposti, dimora nel centro del dentro-fuori
della FusiV e assiste al perpetuo mutare delle
cose. Soltanto chi è fermo nel centro del cosmo può scorgere
il vorticoso ritmo della continua cangianza nelle cose apparentemente
più statiche. Soltanto che è fermo nella fonte del dentro
e del fuori, al di là di ogni dualismo, può cogliere con
sguardo distaccato il dominio di Pólemos sulle cose sensibili,
e percepire il loro costitutivo opporsi come metafora dell'unità
radicale, Eros cosmico, la forza che Eraclito, a differenza di Empedocle,
non nomina, ma che è attiva ovunque si parli dell'Uno (52) e irradia
un'impalpabile luce sul ritmo ossimorico del logoV
. Chi riconosca la legge del Contrasto, e quindi anche del dolore e della
morte, che governa il mondo visibile come forma enantiodromica dell'unità
della FusiV , e dunque, paradossalmente, come
figura dell'Eros cosmico, potrà giovarsi del conflitto stesso come
occasione di risveglio. Per questo Pólemos "gli uni rivela dèi,
gli altri umani, gli uni schiavi, gli altri liberi". (53)
Fuoco è la Sostanza del cosmo e di tutte le singole cose, al tempo
stesso arch (Principio) e stoiceion
(elemento), di cui la FusiV abbiamo visto essere
dunamiV(potenza) generatrice. Fuoco, simbolo
dell'energia-luce che sta alla radice, e peripezie del Fuoco, cioè
metamorfosi di questa energia negli sticeia
(elementi fondamentali: Fuoco acqua terra aria) (54) che, a loro volta,
variamente combinandosi, costituiscono le cose: tale il cosmo nella sua
compiutezza. Come la sua FusiV , così
il Principio è dentro e fuori di sé, noumeno e fenomeno,
trascendente e immanente, al di là di ogni dualismo, essenza divina
che in ogni individuum è attiva e da ogni individuum
trae inveramento, in reciprocita. (55) Il Fuoco-Principio è anche
logoV, kosmoV(ordinamento),
gnwmh(intendimento), (56) senso e ordinamento
e intendimento inerente al molteplice, in questo modo trascendendo il
puro dinamismo espressivo della FusiVper incrociarsi
con Dikh, la cosmica Giustizia di orfica ascendenza
che, insieme con Necessità e Contesa, (57) governa il ritmo del
fluire universale. In questo intreccio il Fuoco-Principio viene a configurarsi
come Sé cosmico, sorta di Nous anassagoreo, ma, a differenza
di questo, più inerente e immanente al cosmo, oltre che da esso,
per così dire, escrescente, separato. "Sapiente il fuoco", folgora
il fr. 7. E questo aggettivare libera il Principio eracliteo da qualunque
fisicismo, ilozoismo e materialismo, e ne rivela l'affinità con
il Fuoco avestico, vedico e upanisadico, Spirito e Sapienza cosmica di
cui le cose visibili sono manto corporeo, corpo spirituale. E dunque FusiV
rispetto a Pur(Fuoco), è il gesto metafisico
al cui ritmo ossimorico il Principio-Fuoco si espande e contrae, creando
e disfacendo mondi. Il Fuoco è anche FusiV,
"nascimento" e radice segreta di tutte le cose, e le cose stesse. E' molto
probabile che Eraclito celebrasse riti del fuoco, forse non troppo dissimili
da quelli che molti secoli dopo riaffioreranno nella teurgía neoplatonica
degli Oracoli Caldaici. (58)
Crew(Necessità), Dikh
(Giustizia), logoV, gnomh
(intendimento), to sofon (ciò che è
sapienza): un mondo governato da queste forze, o da esse pervaso (insieme
all'ineludibile legge di PolemoV Contesa),
verrebbe a configurarsi come organismo compiuto, causalistico e teologicamente
orientato, kosmoV già inscritto nel
cerchio di una tautologica eternità. Ma così non accade,
perché nel fluido sistema di Eraclito c'è spazio per la
viva presenza dell'anima, colei che si sottrae alla conoscenza compiuta,
(59) apre un varco in direzione del Nonvisibile (AidhV),
(60) si mescola con gli elementi del cosmo, intrecciando con essi una
complicità di reciproche metamorfosi, (61) si disperde, ebbra,
barcollante, nel paJoV dionisiaco, (62) venendo
meno, a tratti alla propria ignea, secca, apollinea e solare natura, (63)
mimesi del Fuoco-arch-stoiceion La presenza
dell'abisso insondabile dell'anima introduce nel pensiero eracliteo l'ineludibile
pulsazione del MISTERO. E l'anima, l'inafferrabile, anima
la Totalità, trasfigurando crew Dikh logoV
gnwmh to sofon
E così Aiwn, l'Eternità
di Eraclito, che è anche la vita, non è cosa già
data, da sempre autoconoscentesi, ma è continuamente in fieri,
in essa vi è luogo per l'anima, per il mistero, per il gioco distratto
del fanciullo: "L'eternità è un fanciullo che gioca..."
(64) L'eternità di Eraclito è congiunzione di essere e divenire,
gioco e necessità. Su questo intreccio radicale la sua sofia(sapienza)
proclama la propria competenza.
Tutto è Uno, en panta(65) e non esiste
alcuna "dialettica" tra essere e non essere: c'è, piuttosto, il
senso di un cosmico fluire che è "espressione" (nell'accezione
colliana del termine) (66) di un cosmico riposare, (67) ed è mosso
da alcune forze di causalità e di casualità, e da Pólemos.
Ma "Tutte le cose sono Uno, e l'Uno è tutte le cose", (68) l'opposizione
è figura dell'unità, del contatto radicale. Dove abiterebbe
il non-essere?
Come conoscere l'Uno che attua la propria unità attraverso la propria
frammentazione? Come conoscere l'armonia nascosta, e il lógos,
e Pólemos, e Díke? Infine, come conoscere?
Eraclito sembra indicare due vie: la rivelazione - quale egli va compiendo
- a opera di un "maestro di verità", (69) che molto difficilmente
potrà giungere al cuore dei polloi,
e che esige un contesto in qualche modo iniziatico, e un'esperienza metafisica
in comune tra il maestro e i discepoli, e comunque una profonda vicinanza
spirituale; e la testimonianza di moltissime cose, (70) apertura estrema
della mente che tutto accoglie: ciò che vede, ode, apprende, (71)
e tutto commisura a un sottile, interiore intendimento, specchio di consapevolezza.
Esperienza e riflessivo ascolto interiore si fondono nella sofia,
il pensiero di illuminazione, di Eraclito l'Oscuro. Sapienza è
vivere nel flusso, accogliendo il perpetuo scorrere di tutte le cose,
(72) che è figura della loro immutabilità nel profondo,
e tutto trasformare in fluido lógos divino, to
sofon (ciò che è sapienza). E' distacco che nasce
nel cuore stesso del contatto, pensiero del Dio cosmico che si pensa anche
attraverso la consapevolezza dell'uomo.
Note
46. ANAX, fr. 12 B I DK = Colli SG II 11 [A I].
47. fr. 116.
48. Cfr. fr. 117.
49. Cfr. frr. 22, 23.
50. Su logoV cfr. frr. 69, 70, 71, 72.
51. Cfr. Fr. 37.
52. Cfr. il nostro commento a fr. 10.
53. Cfr. fr. 22.
54. Cfr. frr. 3, 4, 5.
55. Cfr. fr. 16.
56. Per logoV cfr. n. 50. Per kosmoV
pur cfr. fr. 2. Per gnwmh cfr. fr.
35.
57. Cfr. frr. 23, 24, 25.
58. Cfr. TONELLI OC passi.
59. Cfr. fr. 108.
60. Cfr. fr. 110.
61. Cfr. fr. 112.
62. Cfr. fr. 113.
63. Cfr. fr. 114.
64. Cfr. fr. 123.
65. Cfr. fr. 69.
66. Cfr. supra, n. 34.
67. Cfr. fr. 33.
68. Cfr. fr. 69.
69. La formula è desunta da DETIENNE MV.
70. Cfr. fr. 78
71. Cfr. fr. 83
72. Cfr. frr. 27, 28, 30, 31, 33.
Note biografiche
Angelo Tonelli, poeta, performer, autore
e regista teatrale, noto in Italia e all'estero, è tra i maggiori
studiosi e traduttori italiani di classici greci e latini.
Opere di poesia: Canti del Tempo (finalista
premio Eugenio Montale), Crocetti 1988; Frammenti del perpetuo poema,
Campanotto 1998; Alphaomega, variazioni per violino e voce,
Abraxas/Keraunós 2000.
Edizioni di classici: Oracoli
caldaici, Coliseum 1993 - Rizzoli 1995; Eraclito, Dell'Origine,
Feltrinelli 1993; Properzio, Il libro di Cinzia, Marsilio 1993;
T. S. Eliot, La Terra desolata e Quattro Quartetti, Feltrinelli
1995; Seneca, Mondadori 1998; Zosimo di Panopoli, Coliseum
1988, in ristampa presso Rizzoli; Eschilo, tutte le tragedie, Marsilio
2000; Empedocle, Origini e Purificazioni, Bompiani 2002; Sofocle,
tutte le tragedie, Marsilio 2003.
Tra i testi filosofici si segnala: Apokalypsis,
pensieri intorno all' apocalissi in atto nel pianeta Terra. E altro.
Opere teatrali: Apokálypsis,
1995; Katábasis, 1996; Máinomai, 1997; Mysterium,
1998; Eleusis, 1999; Drómena, 2000; Méllonta
táuta, 2001; Alphaomega, 2002; New World Order,
2003.
E' intervenuto in programmi culturali della RAI (Rai 1, Rai 2, Rai 3,
Mediaset), tra cui, nel dicembre 2000 Tutti dicono poesia (Rai
1) con una performance mistico-apocalittica, e nel dicembre 2002,
sempre su RAI 1, a La Poesia incontra...la danza, come membro della
giuria e performer.
A partire dal 2001 dirige la collana di poesia Lo specchio di Dioniso,
di Agorà edizioni.
Dal 1998, su incarico della Città di Lerici, è Presidente
della Associazione Culturale Arthena e della omonima Scuola di Arti
e Mestieri, e Direttore Artistico di Altramarea, Rassegna Nazionale
di Poesia Contemporanea, giunta alla VI edizione.
Nel marzo 2002 viene invitato dal College of Charleston, South Carolina
(USA) a The Waters of Hermes, Festival of Italian Poetry, nell'ambito
del quale, oltre che recitare propri testi poetici, cura la regia (e officia)
un rito dei quattro elementi, della consapevolezza e dell'armonia universale.
Come studioso di Filosofia Antica è stato invitato al Symposium
Tertium Philosophiae Antiquae Myconense, in Grecia, nell'isola di
Myconos, nel luglio 2002, che riunisce i maggiori studiosi a livello internazionale
dell'opera di Empedocle.
Per l'autunno 2003 è stato invitato in Irlanda, come poeta ligure,
dall'Italian Cultural Institute, con sede a Dublino.
Attualmente sta traducendo tutte le tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide,
in parte già pubblicate, in parte in corso di pubblicazione, per
Marsilio e Bompiani, e sta per pubblicare Per un
teatro iniziatico, un libro sui primi dieci anni del teatro, e del
genere di teatro, da lui fondato.
Per conoscere
meglio angelo Tonelli
|