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"Il superfluo si fa storia"
per Nino Pollini

Assenza, perdenza, si fanno scienza.
Consapevolezza dell'estrema vaghezza d'ogni segno, graffio, minuto
scienza della semplice parvenza, immagine d'ogni sapienza
Surrealismo d'acchitto non d'accatto
senso rapido dell'infinito
l'invito per dividere il dolore
dal colore dell'uomo, dal suo amore.
Metamorfica, totemica la struttura
che sembra un monumento alla paura
che il superfluo abbia una vita duratura.
E se entrasse in funzione al posto della scienza,
sia pur minima, casuale, la fatiscenza?
Questo angoscia Nino Pollini che con l'invenzione folgorante
dei destini innalza al quotidiano
i giardini simbolici dell'umano.
I materiali più disparati, pietre, stelle,
unguenti di fate, carcasse, rottami
di ferro e di ghisa, guardarobato
perso o sciupato, cimiteri di macchine, intere
periferie abitate da vecchie ipocondrie
formano la sostanza terrestre e celeste,
i Duchamp Elisi, in cui il giovane Nino
profonde le sue fatali fantasie errabonde.

Vito Riviello
Roma, centro babuinico 1 settembre 1998

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