Bruno Contenotte



Bruno Contenotte

nel suo studio


"L'Universo della metafisica Quantica"

Mi ricordo di avere scritto, esattamente 5 anni fa, a proposito dell'opera di Contenotte, che essa si sviluppava seguendo le tappe di un piano preciso o, meglio, seguendo I'organicità e la logica di un fenomeno bio-cosmico. L'esposizione attuale testimonia la ricchezza e la diversità degli sviluppi strutturali di un processo di investigazione poetica del reale, a vocazione universale: la realizzazione del ciclo metafisico quantico. Dai flaconi alle diapositive, dai rotomobil ai translumen o ai metamultiplex, le soluzioni colorate e mobili di Contenotte hanno rivestito le forme piu diverse, si sono integrate ai contesti piu differenziati. L'investigazione poetica dell'universo ha dato luogo a molteplici fenomeni d'occupazione e di organizzazione dello spazio ambientale. O piu esattamente, attraverso il costante raffinamento del processo metamorfico, Contenotte è passato dallo stadio dell'occupazione dello spazio (proiezioni su schermo o illuminazioni di monumenti) a quello, molto più complesso, della sua organizzazione. Le immagini non hanno perduto nulla della loro diversità cosmica acquistando la loro autonomia oggettiva, liberandosi del proiettore. Ma le modalità pratiche della loro strutturazione (cupole ribaltabili, pannelli a comparti con getti d'aria, piastrelle flessibili la cui morfologia della massa liquida interna muta secondo la pressione del piede, ecc.) hanno creato nuovi condizionamenti del campo visivo. A prima vista, data I'estrema diversità degli oggetti e delle proposte, si potrebbe parlare di una totale riconversione di Contenotte al design luminoso metamorfico. Non si cada in errore grande vaso al gioiello, dalla parete divisoria al pavimento, ogni soluzione di particolare si inserisce nel vasto piano di investigazione generale. Al limite, i mobilcubi o l'ultraoro di Contenotte sono i sostegni oggettivi dell'immagine metamorfica, ridotta talvolta al livello pellicolare (transmecart) ma sempre presente, onnipresente: altrettanto ricambio visivo per il nostro occhio che prosegue il suo eterno viaggio senza frontiere attraverso l'intera distesa del cosmo, dall'infinitamente grande all'ifinitamente piccolo. Più ancora delle pietre di meditazione cinesi che sono autentici ready-mades di un'estetica generalizzata della natura, le superfici colorate di Contenotte, la loro liquidità in perpetuo movimento traducono l'apertura fondamentale di un'operazione percettiva basata sulla negazione del tempo. Forse mai fino ad ora, e con una cosi irrefutabile nitidezza, Bruno Contenotte ci aveva reso, fisicamente sensibile, la pluralità dei piani della coscienza: e a partire da questa pluralità l'inizio di una coscienza assoluta del reale in sé. A coloro ai quali una tale estrapolazione spirituale pareva eccessiva io consiglio di riesaminare la complessità psicosensoriale del fenomeno visivo puro. La dinamica dei fluidi colorati di Contenotte è il riflesso sensibile dell'energia-una di Max Planck. E se gli hippies hanno usato e abusato dello psichedelismo deIl'immagine (molto dopo le prime proiezioni metamorfiche di Contenotte: ecco un particolare storico da rilevare), è evidentemente perchè l'ipnosi visiva, provocando la perdita dell'identità, fa ribaltare l'essere nell'euforia di un sopra-io collettivo. Contenotte ha colto d'istinto I'ampiezza del fenomeno e ha cercato di renderne la mediazione tangibile: nella sintesi unitaria tra lo spazio e la luce, il tempo, negato in quanto tale, non è percepito che attraverso la continuità immateriale iI flusso dell'energia. Si pensa alla monocromia di Yves Klein, al suo passaggio al concetto della realtà tangibile del vuoto immateriale, lo spazio delIla libera diffusione dell'energia cosmica. Contenotte che ha conosciuto Yves Klein a Milano nel 1957 da Le Noci in occasione della sua prima mostra mondiale dell'epoca blu, neI meditato la lezione profetica. La comunicazione si è prodotta non al livello della cultura artistica (a questo livello Yves Klein e Contenotte, al contrario di Manzoni, sono degli incolti) ma al livello, molto piu intuitivo ed essenziale, delle strutture della percezione. Ed è cosi che l'intendeva Yves Klein, che era convinto di parlare il linguaggio dell'immediato futuro e che, detentore di questa " verità sensibile ", voleva aiutare gli uomini del suo tempo a pensare più in alto, a vedere più lontano, a sentire più profondo, in breve a vivere la realtà psicosensoriale della loro epoca e non l'anacronismo sentimentale di un'emozione codificata da un'estetica formalista. Il progetto, così caro a Yves Klein, di una scuola della sensibilità, è molto significativo di questa visione strutturale. Non si tratta solo di detenere la verità di un linguaggio, bisogna ancora comunicarne le chiavi agli individui percettivi, insegnare loro a servirsene. Questo concetto della mediazione necessaria si collega curiosamente e attraverso una strada omoteticamente inversa, alla teoria della ricerca di Enzo Mari. L'informazione didattica sistematizzata diventa iniziazione. E nel caso di Mari, come in quello di Klein o di Contenotte, iniziazione psicosensoriale. Il solo giudizio su Contenotte che Yves Klein mi abbia portato all'epoca mi sembra oggi luminoso e lapidario: "ha capito il judo può fare tutto" Per Klein come per Contenotte, il judo è stato la vera " cultura ", l'elemento di strutturazione ontologica attraverso l'impeto percettivo. Yves Klein detestava la grande maggioranza dei suoi allievi che intendevano praticare una ginnastica sportiva prolungata con una caricatura pseudo- filosofica del buddismo zen. La sua natura insieme psicologica e sensibile l'aveva posto di colpo al di là di questo facile esotismo. Contenotte ha seguito lo stesso cammino, il suo istinto I'ha situato sulla stessa orbita della sensibilità. Il suo linguaggio è anche una metodologia della percezione: la comunicazione si opera per impregnazione sensibile. Impregnazioni attraverso il colore puro in Yves Klein, attraverso la dinamica dei fluidi colorati in Contenotte. Esiste una evidente corrispondenza (al livello dell'applicazione del metodo) tra i translumen e le piastrelle di Tao da una parte e le diapositive di colore puro o le tavole d'oro in foglie dall'altra. In Contenotte egualmente, siamo in presenza d'un processo di rivelazione programmata: una volta colta l'intuizioine metodologica d'insieme, il poeta ispirato diventa demiurgo e ricostruisce il suo universo visivo, pezzo per pezzo. Per afferrare la vera portata del procedimento bisogna afferrare la posta del metodo e mettersi nella prospettiva operativa che ne consegue: in breve, bisogna giocare secondo le regole, altrimenti il personaggio e l'opera rischiano di apparire come un monumento di ingenua ingenuità. Questi fenomeni di pura intuizione sensibile hanno sempre sconcertato e irritato gli intellettuali di ogni parere, critici, scrittori o storici dell'arte. Non ci trovano la dose sufficiente di humour che per loro è il segno stesso della cultura e dell'"intelligenza" del linguaggio. Ho dovuto lottare senza tregua contro il loro scetticismo e i loro apriorismi soddisfatti: lo faccio ancora oggi e sono felice di portarne testimonianza.

Pierre Restany Parigi, nov. 1971


TORNA ALL'INDICE