Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como
5 - 20 maggio 2018

"ALLO SPECCHIO"
Un viaggio interdisciplinare in stile wunderkammer
Riflessioni extra – ordinarie a corredo del carteggio
Diotallevi - Kolář 1986-2001 - quindici anni di corrispondenza senza parole
 a cura di Michele Caldarelli

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Allo specchio
Un viaggio interdisciplinare in stile wunderkammer

di Michele Caldarelli (français)


Lo specchio, "geroglifico della verità ma anche della falsità", luogo di simmetria mistica, punto virtuale di congiunzione della natura fisica e spirituale, suggerisce anche la virtualità del "gioco" e della esplorazione dell’immaginario. Come tale, lo specchio si offre, in modo naturale come terra di nessuno o, meglio, soglia oltre la quale la difformità riflessa divarica il raffronto fra realtà e rappresentazione; ci rimanda alla simmetria trasognata di Lewis Carrol, fra logica e invenzione assieme ad Alice... oltre ciò che "sembra".

Nel rapportarci ad ogni "altro da noi" ricordiamoci, esempio paradigmatico, la rappresentazione filmica dei due individui, simili ma non identici, alle prese con il diaframma dello specchio inesistente, perché infranto all'insaputa di uno dei due! Questo ricordo, divertito perché riferito ad altri, può giovare al nostro senso critico mostrandoci in modo caricaturale l'identità/alterità che emerge da ogni confronto, scontro, colloquio, paragone, intesa... e perché no: carteggio?
Nel caso del rapporto epistolare intrattenuto da Marcello Diotallevi e l'artista boemo Jiří Kolář le cose si complicano ulteriormente poiché al confronto delle due spiccate personalità si aggiungono le differenze di lingua, cultura e, come se non bastasse, la formulazione artistica di due complessi linguaggi iconico verbali di per se stessi ricchi di sfaccettature. La sensazione, nel recepire visivamente le reciproche comunicazioni non verbali di costoro, seppur scritture, è quella di trovarci immersi in una fantasmagorica macchina dai mille riflessi come poteva accadere in epoca barocca quando l’imagerie catottrica era popolata di scatole mirabolanti. Queste, attraverso un foro praticato nell’involucro, concedevano la vista di paesaggi infiniti nell’estensione, generati da riflessioni multiple, vere e proprie istallazioni teatrali.
Ma cosa accade quando alla ricerca di solidarietà intellettuale ci confrontiamo con l'altro pensandolo a noi simile? Tutto sommato non molto di differente di quanto accade ogni giorno, quando saggiamo l’enigmaticità di quanto lo specchio rimanda della nostra identità, semplicemente accomodandoci il vestiario. Sarebbe salutare, in questo frangente, ricordarci di quello specchio magico, espanso a dismisura da Marie Catherine D’Aulnoj, nel racconto L’uccello azzurro (1690). Questa cortigiana (poi fattasi monaca) descrive un'incredibile superficie magica lunga sei leghe e larga due: "Intorno ad esso erano più di 60.000 donne che vi si specchiavano con estremo piacere. Ognuna vi si vedeva come voleva essere... la rossa vi appariva bionda, la castana aveva capelli neri, la vecchia credeva di essere giovane, la giovane non invecchiava mai; insomma, tutti i difetti rimanevano così ben nascosti in questo specchio che la gente vi accorreva dalle quattro parti del mondo... Gli uomini non erano attirati lì in minor numero; lo specchio piaceva anche a loro. Attribuiva a questo dei capelli, a quello una più alta statura e una figura più aitante, l’aria marziale, l’aspetto più fiorente". Ma non è certo questo il caso dei nostri due Diotallevi e Kolář quanto piuttosto, per loro fortuna, la loro avventura epistolare è frutto di autentica affinità intellettuale, sulle sponde del fiume delle parole. Poco o per nulla intenti alla verbosità della comunicazione, quanto piuttosto in attesa della parola assoluta, priva di sonorità quanto essenziale, come due pescatori attendono di intravvedere un pesce d'oro dai mille riflessi, inafferrabile quanto eternamente presente e a portata di mano. I riflessi solari e la mobilità inafferrabile della preda desiderata, tra l'altro, non appartengono al pesce e al futuro ma sono in effetti già a loro disposizione... è il fiume stesso ad offrirsi come immagine potente della emanazione e della presenza dell'assoluto nelle cose, specchio esso stesso, centro inespresso, luogo di simmetria mistica, punto virtuale di congiunzione delle nature fisica e spirituale. Nella filosofia gnostica dell’India, lo specchio serve a ricordare che le immagini innanzi alle quali si compie il rito, sono riflessi bruciati dal fuoco della gnosi: non hanno una natura propria. Il molteplice si riflette nell’unità e questa contemporaneamente vive di infiniti riflessi.


Divagazioni e precisazioni per un errata corrige a margine delle riflessioni interdisciplinari.

Un omaggio a Cristoforo Armeno che per primo ha raccontato del Re di Serendippo. traducendo nel 1548 il racconto orientale intitolato Viaggi e avventure dei tre principi di Serendippo. (A questi, si ispirò Horace Walpole, nel 1754, coniando il termine Serendipity)

Questa mostra, ennesima oper(a)zione postale di Marcello Diotallevi, frutto di un carteggio intrattenuto dallo stesso per 15 anni con Jiří Kolář dal 1986 al 2001, ha rischiato di non essere recapitata per l'esposizione. Con un involontario omaggio serendipico, per un errore di indirizzo ha rischiato di ricalcare la consumata esperienza delle "Lettere al Mittente"(*) e di ritornare all'autore prima del tempo.

Correggiamo, in questo secondo comunicato, l'indirizzo della Galleria Il Salotto che già da 18 anni si trova ormai non più in via Crespi ma in Via Carloni... in altra zona di Como e dedicata ad altri artisti rispetto al Crespi anche se , in prospettiva storica, di epoca non molto lontana.


(*) Nel ciclo Lettere al Mittente, egli cattura l'attenzione per fantasia e ottimismo nel voler comunicare con persone sconosciute e lontano. Egli ha studiato e messo in atto un gioco della "incomunicazione comunicabile" spedendo in tutto il mondo lettere con indirizzi compilati meticolosamente ma, strategicamente imprecisi o errati. I veri destinatari e indirizzi sono posti ben chiari sul retro della busta, dove generalmente si mette il mittente. Le lettere vengono dunque recapitate a persone che non le hanno mai spedite o, dopo lunga peregrinazione, arricchite di timbri, date, annotazioni, testimonianti il lungo viaggio, rispedite al "destinatario/mittente". Le buste contengono una lettera, molto indecifrabile, opera-omaggio dell'artista, e un foglio con la richiesta di rispedire la sola busta a Diotallevi. In questo gioco di scambio di ruoli tra destinatario-mittente-destinatario, le parole seguono così un itinerario circolare che, in modo imprevedibile quanto inevocabile, le portano, come semi, a germogliare in un "altro luogo" in un "altro tempo".

Marcello Diotallevi è nato nel 1942 a Fano, dove vive e lavora. Per molti anni ha lavora come restauratore presso il Laboratorio di Restauro in Vaticano. La sua attività artistica inizia all'insegna della sperimentazione, prima come pittore e scultore, per poi negli anni Settanta occuparsi di grafica e di scrittura. Da qui inizieranno le sue incursioni nell'area della Mail Art e della Poesia Visiva, di cui è tuttora un impegnato protagonista. Nella sua costante attività ha collaborato con suoi interventi a libri e riviste nazionali e internazionali. Sua è la copertina della Guida al Musée National d'Art Moderne-Centre Goerges Pompidou di Parigi (Hazan Ed. 1983). Intensa la sua attività espositiva con personali e collettive in Italia ed all'estero. Fa parte del gruppo di intervento artistico "I metanetworker in spirit". Nel 2007 è stato invitato alla 52° Biennale di Venezia con l'evento "Camera 312 - promemoria per Pierre Restany". Figura nella Storia dell'Arte Italiana del '900 Generazione Anni Quaranta (Edizioni Bora Bologna 2007).



Au miroir
Un voyage de style Wunderkammer interdisciplinaire 

Le miroir, «hiéroglyphe de vérité mais aussi de fausseté», lieu de symétrie mystique, point virtuel de conjonction de la nature physique et spirituelle, suggère aussi la virtualité du «jeu» et de l'exploration de l'imaginaire. En tant que tel, le miroir s'offre de façon naturelle comme un no man's land ou, mieux, un seuil au-delà duquel la réflexivité diffère de la comparaison entre réalité et représentation; il nous renvoie à la symétrie rêveuse de Lewis Carrol , entre logique et invention avec Alice ... au-delà de ce qui "semble".
En nous référant à chaque «autre de nous», souvenons-nous, exemple paradigmatique, de la représentation filmique des deux individus, semblables mais non identiques, aux prises avec le diaphragme du miroir inexistant, parce qu'il est brisé sans la connaissance de l'un des deux!
Cette mémoire, amusée parce qu'elle renvoie aux autres, peut bénéficier à notre sens critique en nous montrant de façon caricaturale l'identité / altérité qui se dégage de toute confrontation, dialogue, comparaison, compréhension ... et pourquoi pas: correspondance?
Dans le cas de la relation épistolaire entretenue par Marcello Diotallevi et l'artiste bohème Jiří
Kolář les choses deviennent encore plus compliquées parce que, par rapport aux deux fortes personnalités, nous ajoutons les différences de langue, de culture et, pour empirer les choses, la formulation artistique de deux langues verbales iconiques complexes en elles-mêmes riches en facettes. La sensation, en percevant visuellement les communications non verbales réciproques, même écrites, est de nous immerger dans une machine fantasmagorique de mille réflexions, comme cela pouvait arriver à l'époque baroque où l' imagerie catoptrique était peuplée de boîtes étonnantes. Ceux-ci, à travers un trou réalisé dans l'enveloppe, ont permis la vision de paysages infinis dans l'extension, générés par de multiples réflexions, de véritables installations théâtrales.
Mais que se passe-t-il lorsque, en quête de solidarité intellectuelle, nous nous comparons les uns aux autres en pensant à nous semblables?
Dans l'ensemble, ce n'est pas très différent de ce qui se passe tous les jours, quand nous ressentons l'énigme de ce que le miroir reflète sur notre identité, simplement en accommodant nos vêtements. Il serait bon, à ce stade, de nous rappeler ce miroir magique, amplement développé par Marie Catherine D' Aulnoy , dans l'histoire L’oiseau turquoise  (1690). Cette courtisane (devenue par la suite une religieuse) décrit une surface magique incroyable de six lieues de long et deux de large: «Autour d'elle, plus de 60 000 femmes se regardaient avec un grand plaisir, chacune se voyait comme elle voulait être ... la rouge avait l'air blonde, la brune avait les cheveux noirs, la vieille pensait qu'elle était jeune, la jeune femme ne vieillissait jamais ; bref, tous les défauts restaient si bien cachés dans ce miroir qu'on lui venait des quatre coins du monde ... Les hommes n’ y étaient attirés en moins grand nombre; le miroir les aimait aussi, et il attribuait à celui-ci des cheveux, à celui d'une taille supérieure et à une figure plus flatteuse, l'air martial, l'aspect le plus florissant. » Mais ce n'est certainement pas le cas avec nos deux Diotallevi et Kolář, mais plutôt, heureusement pour eux, leur aventure épistolaire est le résultat d'une véritable affinité intellectuelle, sur les rives du fleuve des mots. Peu ou pas du tout soucieux de la verbosité de la communication, mais plutôt d'attendre le mot absolu, manquant de sonorité mais essentielle, comme deux pêcheurs attendent d'apercevoir un poisson d'or aux mille reflets, insaisissable comme éternellement présent et proche.
Les réflexions solaires et la mobilité insaisissable des proies désirées, entre autres, n'appartiennent pas au poisson et au futur mais sont en fait déjà à leur disposition ... c'est la rivière elle-même qui se présente comme une image puissante de l'émanation et de la présence du absolu dans les choses, miroir lui-même, centre inexprimé, lieu de la symétrie mystique, point virtuel de la conjonction des natures physique et spirituelle.
Dans la philosophie gnostique de l'Inde, le miroir sert de rappel que les images devant lesquelles le rituel est exécuté sont réfléchies brulées par le feu de la gnose: elles n'ont pas leur propre nature. Le multiple se reflète dans l'unité et cela vit simultanément des reflets infinis.

Michele Caldarelli

Divagations en marge des réflexions interdisciplinaires.

Un hommage involontaire à Cristoforo Armeno qui a d'abord parlé du roi de Serendippo, traduisant en 1548 le conte oriental intitulé Voyages et aventures des trois princes de Serendippo. (Horace Walpole a été inspiré par ceux-ci, en 1754, inventant le terme Serendipity).

Cette exposition, encore une autre opération postale Marcello Diotallevi, le résultat d'une correspondance entretenue par la même depuis 15 ans avec Jiří Kolář de 1986 à 2001, il risquait de ne pas être livré pour l'exposition. Avec un serendipity hommage involontaire , à cause d'une erreur d'adresse il a risqué de retracer l'expérience consommée des "Lettres à l'Expéditeur" (*) et de revenir à l'auteur à l'avance.

(*)Dans le cycle "Lettres à l'Expéditeur", il capte l'attention pour l'imagination et l'optimisme en voulant communiquer avec des personnes inconnues et distantes. Il a étudié et mis en œuvre un jeu de " communication communicable" en envoyant des lettres partout dans le monde avec des adresses méticuleusement mais stratégiquement inexactes ou incorrectement complétées. Les vrais destinataires et adresses sont clairement placés au dos de l'enveloppe, où l'expéditeur est généralement placé. Les lettres sont ensuite livrées aux personnes qui ne les ont jamais envoyées ou, après de longues pérégrinations, enrichies de timbres, de dates, de notes, témoignant du long voyage, renvoyer au «destinataire / expéditeur». Les enveloppes contiennent une lettre, très indéchiffrable, un travail-hommage par l'artiste, et une feuille avec la demande de renvoyer l'enveloppe à Diotallevi . Dans ce jeu de rôles entre destinataire-émetteur-récepteur, les mots suivent donc une route circulaire, si imprévisible que non évocable, qui les amène, sous forme de graines, à germer dans un « autre endroit » dans « un autre temps ».

Marcello Diotallevi est né en 1942 à Fano, où il vit et travaille. Pendant de nombreuses années, il a travaillé comme restaurateur au Laboratoire de restauration du Vatican. Son activité artistique commence au nom de l'expérimentation, d'abord comme peintre et sculpteur, puis dans les années soixante-dix en matière de graphisme et d'écriture. D'ici commence ses raids dans le domaine du Mail Art et de la poésie visuelle, dont il est toujours un protagoniste engagé. Dans son activité constante, il a collaboré avec ses travaux sur des livres et des magazines nationaux et internationaux. Il est l’auteur de la couverture du Guide du Musée National d'Art Moderne-Centre Goerges Pompidou de Paris ( Hazan Ed. 1983). Activité intense d'exposition personnelle et collective en Italie et à l'étranger. Il fait partie du groupe d'intervention artistique "I metanetworker in spirit ". En 2007, il a été invité à la 52e Biennale de Venise avec l'événement "Camera 312 - Rappel pour Pierre Restany". Figure dans l'Histoire de l'Art Italien de la '900 Génération des Années 40 (Editions Bora Bologna 2007).


 

Diotallevi - Kolář 1986-2001
Quindici anni di corrispondenza senza parole 

di Luciana Cataldo (eng. text)

Un’insolita “corrispondenza senza parole”, così potrebbe essere definito lo scambio epistolare fra Marcello Diotallevi e Jiří Kolář. Questo particolarissimo dialogo si è snodato attraverso quindici anni, terminando nel 2001 poco prima della morte dell’artista boemo. Parte da lontano la conoscenza fra Diotallevi e Kolář , quando nel 1980 l’artista fanese coinvolge Kolář con una delle sue “Lettere al mittente”, un’interessante operazione di Mail Art ideata da Diotallevi che ha coinvolto artisti di tutto il mondo.
A distanza di alcuni anni, nel 1986 Jiří invia una missiva che non contiene una lettera ma un intervento con una sorta di "Rollage", una delle infinite varianti di inserti grafici operata su un dépliant della mostra che Marcello aveva allestito quell’anno a New York. Sul pieghevole, divenuto una piccola “opera”, Jiří appone anche la sua firma, dando inizio ad una modalità relazionale che continua con una cadenza che nel tempo si intensifica.
Entrambi i generi di lavoro dei due artisti intersecano significati e letture molteplici: condensano il gusto per la frammentazione dell’immagine, la libertà poetica della scrittura visuale, la leggerezza del supporto cartaceo.
Ad esempio è del 1994 l’invio di Jiří a Marcello delle “Collezioni difettose” e di alcune pagine del suo famoso Dictionnaire des Méthodes, una straordinaria nomenclatura di modalità di intreccio e connessione dei collages, che ha aperto nuovi universi percettivi dell’immagine. Passano gli anni e questo cadenzato scambio postale tra Fano e Parigi documenta il lavoro svolto dai due artisti e rimarca silenziosamente la stima e la cordialità fra i due.
Ancora lettere senza parole, scambio di opere ed intrecci in cui i lavori di Marcello divengono nuovamente basi di altre opere secondo le tecniche del Dictionnaire.
È un dialogo che nega la parola, un po’ per scelta, un po’ per difficoltà a trovare una lingua comune, a parte l’arte, consueto alfabeto di entrambi.
Marcello invia alcune delle sue “Lettere da Citera” scritture indecifrabili (composte con una macchina da scrivere anni '70) che avvolgono immagini di corpi femminili. La sua raffinatezza intellettuale gli consente di rielaborare oggetti ed immagini nella cifra sensuale e ironica che lo contraddistingue, travasando la storia della scrittura nell'immagine fotografica. Poeta e artista, Jiří nel suo lavoro raccoglie frammenti strappati o tagliati di testi e immagini provenienti dalle fonti più diverse, per costruire un personale alfabeto con cui ridisegnare tutto il visibile secondo una nuova tessitura. Un'operazione poetica e chirurgica allo stesso tempo che consente all'artista, come afferma lui stesso, di "osservare il mondo da mille e un angolo visuale… di fare i conti con mille e un'esperienza, con mille e uno destini... elevando a un livello assoluto il principio del labirinto".
Questa storia epistolare di due persone che non si sono mai incontrate possiede all’origine di tutto un’affinità di logiche del linguaggio artistico più intellettuale e raffinato: le “Lettere al mittente”, ma anche le “Lettere da Citera” di Marcello e le tecniche del Dictionnaire di Jiří sono infatti due modalità per scomporre e ricomporre le prospettive consuete delle azioni (le lettere) e delle visioni (le tecniche) : entrambe sono accomunate da quella “leggerezza” del pensiero che consente di sconvolgere senza turbare, di cambiare prospettiva senza cambiare la materia prima.

Diotallevi - Kolář 1986-2001. 
Fifteen years of a correspondence without words
A curious 'correspondence without words' would be an apt description of the exchange of letters between Marcello Diotallevi and Jiří Kolář. Their unusual dialogue developed over a period of fifteen years and came to an end in 2001, shortly before the death of the Bohemian artist. The acquaintance between Diotallevi and Kolář goes back a long way, as far as 1980 in fact, when the Fano-born Italian decided to involve Kolář in his 'Lettere al mittente' [Letters to Sender], a Mail Art project launched by Diotallevi involving artists from all over the world.
A few years later, in 1986, Jiří replied with a missive that in place of any written message, contained a 'rollage', one of his many types of graphic experiments, made out of a leaflet of Marcello’s recent exhibition in New York. On this pamphlet, transformed into a piece of art, Jiří had also signed his name, inaugurating an artistic relationship due to become stronger and stronger over time.
The work of both artists intertwines a variety of meanings and alternative readings and condenses a taste for picture fragmenting, the poetic freedom of visual writing and the lightness of the medium of paper.
For example Jiří sent to Marcello, back in the 1994, his 'Defective Collections' together with a few pages of his famous Dictionnaire des Méthodes, an extraordinary lexicon of different collage techniques, opening up a whole new universe of image perception. Years passed by, the cadenced postal exchange between Fano and Paris marking the progress of the two artists' work history and bearing silent testimony to their reciprocated esteem and affection.
Further letters without words, exchange of artworks, interweavings, with Marcello’s often a basis for Jiří’s applications of his Dictionnaire techniques. Subsequently, Marcello sent Jiří some of his 'Letters from Cythera', undecipherable writings, composed on a 70s typewriter, enveloping images of the female body.
It is a dialogue of the negation of the word, partly from choice, partly because of the difficulty of finding a common language, other than Art, their shared natural alphabet.
Marcello’s intellectual sophistication allows him to reconstitute objects and pictures in the sensuous and ironical key that characterizes his style, decanting the history of writing into the art of photographic representation. A poet and an artist, Jiří assembles in his work fragments of texts and images, cut or torn from the most heterogeneous sources, constructing a personal alphabet with which to reshape the visible universe into new patterns. An operation, at once poetical and surgical, which enables the artist to, in his own words, “observe the world from a thousand and one angles… deal with a thousand and one experiences and a thousand and one destinies…,raising the principle of the labyrinth to its most absolute level.”
This story of a correspondence between two persons who never met, rests, first and foremost, on an affinity in the logics of their supremely subtle artistic and intellectual languages. Both Marcello’s 'Lettere al mittente', and his 'Lettere da Citera', and the techniques from Jiří’s Dictionnaire are nothing less than two different ways of deconstructing and recomposing the normal perspectives of actions (the letters) and of visions (the techniques): they have in common a deftness of thought that permits them to subvert without finally undermining their raw material and to change perspectives without altering it.

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