Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico documentativo

CHIACCHIERE LUNATICHE
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SPECULUM CAELI

2011

opere di:
GIANNI SECOMANDI

Una testimonianza di oltre quarant’anni vissuti fra Arte e Astronomia

mostra antologica allestita ad Asiago
in collaborazione con l' Istituto Nazionale di Astrofisica - Osservatorio Astronomico di Padova

a cura di
Michele Caldarelli


SPECULUM CÆLI è una contenuta ma significativa antologica di opere di Gianni Secomandi e comprende alcuni rari lavori, realizzati negli anni Cinquanta e Sessanta, che danno particolare significato al titolo della stessa. Questi, si contraddistinguono per le loro campiture monocrome, a volte nere, con inclusioni di lamiere e specchi, che aprono spiragli di luce viva nel nero profondo di mistero assoluto, a volte di bianco puro con riflessi di luce rimandati da specchi che emergono da bruciature e ombre di nero fumo. Tutte le opere di Gianni Secomandi sono frutto di un percorso autonomo, coerente e costante, costruito su una profonda conoscenza degli strumenti e delle materie usate e sorretto da una mente mai sazia di apprendere di filosofia, letteratura e mai paga di comprendere le meraviglie dell’universo.

Sarà questa sete di conoscenza che lo indirizzerà tra l’altro allo studio dell’osservazione astronomica, indagine che tanto ha pervaso e ispirato la sua produzione artistica. Le opere di Gianni Secomandi, difatti, riportano spesso sul fronte e/o sul retro una segnatura complessa che funge anche da titolo ma, soprattutto, da riferimento al luogo e al momento di esecuzione. L'autore vi indica di regola data e ora, quali coordinate fondamentali, oltre a segnalare il posizionamento di corpi celesti passanti in meridiano in quel momento. Letteratura, poesia e filosofia entrano in gioco per mezzo di frequenti citazioni riportate in calce alle segnature astronomiche quasi in forma di diario dialogante, proiettando gli autori coinvolti fra le stelle, in un assoluto spazio-temporale.

Oltre la soglia dello specchio per Secomandi esistono nuovi mondi, un cosmo intero nel quale ogni entità astronomica, ogni campo sinergico popolato di “strutture germinali” entra a far parte di uno spazio che si sviluppa specularmente in dimensioni macro-microcosmiche: arguisce pulsioni, presenze sottili, parti di un immenso corpo vivente il cui respiro si espande fra luce e oscurità. Spazio e tempo sono coordinate essenziali delle sue opere e ogni volta che elabora il proprio messaggio, traducendolo in pittura, lo orienta spazialmente annotando sul recto e sul verso, ora con segni iconici, ora con segni verbali, le effettive posizioni astronomiche che alcuni corpi celesti occupano in quell’istante. Il momento dell’azione poetico-pittorica per lui è un’estasi psichica altrettanto tesa quanto lo spazio orientato entro cui avviene, per sintonia, il rivelato. Computa la data, le ore, i minuti e i secondi dell’evento... "Solo un’opera e precisamente quell’opera - ha sempre sostenuto - può essere da me eseguita in un determinato momento e luogo".

Nel tempo, oltre a studiare leggendo volumi di astronomia che alterna a quelli di poesia e filosofia, Secomandi matura un'ampia esperienza sul campo, osservando e fotografando la volta celeste. Si autocostruisce anche un buon telescopio che piazza nel giardino di casa e che lo tiene impegnato nelle notti senza nuvole. Nozioni e fotografie ricavate da questa esperienza gli servono da materiale teorico e pratico per la composizione di numerose opere, nelle quali include anche materiali eterogenei a testimoniare la sua interpretazione del Cosmo. Si interroga lungo la direttrice dell'astrazione senza perdere di vista la fisicità di quanto osserva, cosicché forzando il linguaggio, un campo stellare diventa un gruppo di bottoni e la soglia misteriosa delle profondità siderali viene suggellata da una vecchia serratura. Si tratta apparentemente di un semplice gioco linguistico ma, ad una considerazione più attenta, c'è molto di più e Secomandi ci porta per mano fornendoci indizi sempre più completi della profondità della sua ricerca.

Secomandi ricalca il mito di Prometeo quando, concentrando la luce solare attraverso la lente, riproduce quelle bruciature che saranno poi le sue stelle posizionate con precise postille alfa-numeriche. Spesso, con le stesse bruciature, mutate in traccia/testimonianza della luce solare, "fonde" lamine metalliche con carte da disegno che occupano due zone differenti del dipinto pur sovrapponendosi lungo un orizzonte di giunzione. Nei segni graffiati a matita o carboncino nei suoi "moti correlativi del fringuello" e nelle "vibrazioni dell’etere" le pulsioni del sottile popolano di segni minimi le superfici ora candide di luce sfolgorante, ora nere, quasi abissali, ora rilucenti di ingannevoli riflessi metallici sfumati nel nerofumo. Quello di Gianni Secomandi è un viaggio contemporaneamente coscienziale e conoscitivo. Inseguendo nel cielo la luce in tutte le sue forme, ora è la fase crepuscolare della giornata che ospita gli eventi osservati, ora invece è la luce zodiacale a farlo mentre altrove entra in gioco la Via Lattea: "Cammino delle Anime" individuata da un fiume di microsfere bianche o argentate. Ogni opera è teatro assoluto degli eventi, ospita e testimonia presenze minime, attimi sfuggenti, grovigli inestricabili di energia; riflettendo sulla natura del Cosmo, in esse l’artista intende argomentare sugli equilibri materia-pensiero.

Le opere della serie denominata "Tactus" concentrano l'attenzione di Gianni Secomandi sul microcosmo dell'esistenza umana, specchio intimo e segreto del mistero dell'Universo. Sono ritratti, come ha commentato Eligio Cesana: "... di poeti, narratori, musicisti, filosofi... l’ultimo ciclo di opere create da Gianni Secomandi... Sono immagini dettate dall’urgenza, si direbbe dalla premonizione, di rivisitare gli autori di messaggi culturali e di espressioni poetiche, di cui Secomandi si era nutrito giorno dopo giorno, fino ad assorbirli come parte viva del suo pensare, del suo sentire, del suo modo di esistere. [...] In realtà, quella di Secomandi è stata un’operazione squisitamente introspettiva, un modo di ritrovare gli autori prediletti, cercando di scoprire quei semi che sono trasmigrati dentro di lui per effetto di un rapporto di empatia, più pregnante di una complicità ideologica, persino di un pur sincero culto della personalità. Un gesto di immedesimazione vissuta ed integrale, quindi; un tentativo di ritrarre dal di dentro, di esprimere un modo di esistere, più che di rappresentare dei personaggi attraverso il solo tramite dei connotati visibili. Con risultati che, alla fine, si dimostrano carichi di umanissima poesia."


GIANNI SECOMANDI (1926-1982) è nato a Vercurago (Bergamo) dove ha vissuto e lavorato. Ha frequentato l'Accademia "Carrara" di Bergamo con Achille Funi. Ha tenuto numerose personali in Italia e all'estero: New Vision Centre Gallery, Londra; Armony Gallery, New York; Galerie Kasper, Losanna; galleria Il Salotto , Como; Art Centrum, Bratislava, Zilina, Brno e Praga. Ha ricevuto il "Prix du Public", Rassegna Internazionale Peinture Abstraite 1962 Galerie Kasper, Losanna e Premio Juan Mirò 1967, Barcellona. Presente con il Gruppo Numero di Fiamma Vigo di Firenze nelle più importanti rassegne d'arte d'avanguardia. Sue opere si trovano in collezioni sia in Europa che in America. Nel 1966 l'artista è invitato alla "III Mostra d'Arte Contemporanea" di Palazzo Reale a Milano. A lui è stata intitolata nel 1983 la Biblioteca Comunale di Vercurago. Nel 1984 gli viene dedicata una ampia retrospettiva a Villa Manzoni, Lecco. Una sua opera si trova presso la N.A.S.A. quale omaggio di Gianni Secomandi agli astronauti della missione Apollo 11 che per primi posero piede sulla luna.


Il presente testo è stato tratto da saggi di: Michele Caldarelli, Eligio Cesana, Rosabianca Mascetti

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