Archivio Attivo Arte
Contemporanea
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Galleria
d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico
documentativo
CHIACCHIERE
LUNATICHE
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"LETTERA A CLAUDE DEBUSSY" 2018 di LUIGI PICCHI (ALIAS PIERROT) Egregio Maestro Debussy, Vi scrivo con devozione per farVi una confessione. Ultimamente mi guadagno da vivere facendo un po’ di piano-bar nelle birrerie di città portuali. Ieri sera ho suonato il Vostro incantevole e delizioso Claire de Lune in una bettola di La Spezia. Forse la cosa Vi offende: non avrei dovuto avvilire la Vostra sublime melodia in un ambiente c0sì sordido e rozzo. C’erano infatti ad ascoltarmi, tra gli avventori, oltre ad alcune incallite sciantose, anche dei sommergibilisti. Tutta gente truce, insomma. Non ci crederà ma li ho incantati ed estasiati, immalinconendoli ben bene tutti quanti. Tra loro anche un’avvenente fanciulla un po’ androgina, pilota di idrovolanti, e fanatica poetessa futurista. Ora, come Voi ben sapete, i futuristi hanno fama di voler assassinare il “Chiaro di Luna”, ne sono dichiarati nemici, eppure anche questa seguace di questa infame dottrina non ha battuto ciglio, anzi dal suo ciglio pencolava proprio una pierrottesca lacrima. Miracolo? Sì miracolo! Il Miracolo della Vostra angelica e suadente musica, delicatissima, liricissima, limpida come una Luna che si specchia in un limpido lago. Dite di esserVi ispirato ad un’omonima poesia di Monsieur Verlaine. So a memoria quella poesia!
Votre
âme est un paysage choisi Chiaro di Luna
La
vostra anima è un raffinato paesaggio Trovo che la Vostra musica sia decisamente superiore alla poesia di Verlaine. Più liquida, più cristallina, più delicata, più misteriosa, più rarefatta. Troppo concitata e chiassosa, invece, la poesia. L’unico aspetto della lirica di Verlaine che ritrovo nella Vostra musica è l’effetto dell’acqua, il tema delle fontane. Ma il chiasso delle feste non c’entra nulla: niente canti e niente danze. Solo luce e riflessi e zampilli nel silenzio della notte. Semmai il “dopo festa” quando tutti se ne sono andati e restano solo le reliquie del gaudio: coriandoli, stelle filanti, coppe di champagne rovesciate o semivuote, mascherine stracciate o con il laccio rotto. Quanto alla Luna non è un innocente nugolo di farfalle o un cesto di bianchi gigli o di bianche rose! La Luna è solo una rugosa e butterata cocotte! In un certo senso farebbero bene i futuristi con il loro sbrigativo e cruent0 senso dell’igiene a spazzarla via. Comunque; Vi chiedo un favore: smettetela tutti quanti di attribuirmi soggiorni bergamaschi. Io non conosco Bergamo, non ci sono mai stato: sono stato a Milano, a Genova, a Varese, a Brescia, a Verona, a Padova, a Venezia, ma mai a Bergamo e invece poeti e musicisti, tutti a collocarmi con ostinata monotonia a Bergamo! D’accordo che è stata la città di quello splenetico e malinconico di Tasso, ma io non ho ancora avuto il piacere di soggiornarvi. Forse Verlaine c’è stato? E Voi, Debussy? Se nessuno di noi c’è stato, allora lasciamo perdere Bergamo! Anche il poeta Albert Giraud c’è cascato, lui che assieme a Schönberg ha rivelato me stesso a me stesso, lui che ha svelato il mio lato canagliesco e teppista. Lui che ben sa quanto Colombina sia solo una gatta morta cocainomane, un’isterica fradicia d’assenzio. Per il resto Giraud è quello che mi ha capito di più e meglio decifrato. Perdonatemi, Monsieur Debussy, queste digressioni. La prossima settimana sono stato invitato dalla poetessa futurista, quella incontrata a La Spezia, a tenere un concerto da camera pianistico presso un circolo esoterico-teosofico in una villa sul lago di Como. Mi ha raccomandato di riproporre il Vostro Chiaro di Luna e di inserire anche qualcosa di un certo Satie (Voi lo conoscete ?). Cordialmente Vostro Pierrot |