Archivio Attivo Arte Contemporanea
http://www.caldarelli.it

torna | home

Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c 22100 Como
ANIMA-LI

mostra tematica interdisciplinare
21 febbraio al 1 aprile 2004

 

Giacomo Benevelli
Rana

bronzo (100 esemplari) - 1991
altezza cm. 6


Zoo Benevelli
Di Andrea B. del Guercio

“Fra tutte l’ordinate composizioni della natura la più difficile è il composto degli animali... Non bisogna solamente saper comporre le membra con proporzione, verbigrazia, d’un cavallo, ma saperle fare in atto di camminare, correre, saltare o altro simile, secondo che occorre”.
V. Danti in ‘Trattato delle perfette proporzioni’ del 1567.

Il ciclo di piccole sculture dedicate da Benevelli al mondo animale appartiene alla storia privata dell’artista, ad un processo di riflessione e di interesse segreto e personale avviato sin dai primi anni ‘50 e che attraversa l’intero arco della sua esperienza artistica tra momenti di relazione estetica ed altri di autonomia espressiva. La data ‘giovanile’ del 1953 segnala nell’allora giovane scultore un’attenzione al soggetto animale ancora caratterizzato da un vocabolario interpretativo figurato al cui interno si agitano costruttivamente la vitalità moderna dell’espressionismo e le sottolineature contemporanee della stagione informale; il risultato plastico si dimostra caratterizzato, sia nei particolari anatomico-simbolici che nella materia plastica, da un’asprezza concettuale di fondo, quale risultato cioè di un’attenzione non descrittiva ma interpretativa e soprattutto mirata sul piano della partecipazione psicologica.
Gli sviluppi e la storia di questa collezione vede una progressiva rarefazione di ‘eccessi’ espressivi ed in particolar modo una loro ricollocazione all’interno di processi formali in cui interagiscono, con grande freschezza per collocare l’esperienza espressiva all’interno di un clima di soffusa ironia e gusto del gioco, piccole trasgressioni, sottolineatura di volumi, ed infine quella purezza analitica delle forme che caratterizzano il patrimonio estetico della scultura ‘maggiore’ di Giacomo Benevelli.
Il sistema plastico, pur restando autonomo e privato, vede in ogni caso confermato nell’opzione per quei soggetti che presentano un’anatomia composta da masse robuste, da volumi compatti e forti,

iscrivibili in una unica unità tangibile e sostanzialmente compatta e chiusa; Benevelli conferma cioè i suoi interessi ed una predilezione narrativa per una scultura, che anche nelle piccole dimensioni di questa collezione, si imponga plasticamente sulla nostra percezione sensoriale e potremmo aggiungere direttamente sul piano di quelle emozioni sollecitate dalla specificità dei rapporti tattili.
In ogni soggetto compatto risultano quindi fortemente selezionati e ridotti quegli elementi formali, testimoni attivi di funzioni vitali specifiche, che si disarticolano dal monovolume anatomico dell’animale; lo scultore si avventura cioè su un rapporto di riduzione in cui il frammento simbolico-funzionale svolge il compito estetico di ulteriore sottolineatura della forte unità plastica della scultura di Benevelli.
Il movimento aggettante di proboscide e zanne nella configurazione dell’elefante del ‘56 e nella redazione del ‘75, le grandi pupille estroflesse e le possenti zampe del rospo del ‘55, riconfermate rispetto all’armatura sullo stesso soggetto nel ‘65, le corna ed ancora le corte e tozze zampe del toro del ‘78, le braccia e le gambe di una grossa scimmia del ‘56, le zampe e gli artigli forti della civetta del ‘58 e del ‘59, sottolineano attraverso una mirata specificità il senso ed il valore estetico-culturale di questa esperienza particolare di Giacomo Benevelli.
Lungo quest’ultimo decennio, pur collocandosi all’interno di questa stessa esperienza plastica, Benevelli elabora attraverso una mirata sintonia estetico-formale con la sua ricerca di rigorosa sintesi analitica e quindi con il suo lavoro scultoreo un nuovo gruppo di opere; le nuove sculture, pur completamente rinnovate sul piano linguistico e quindi anche sul piano della percezione, spostandosi cioè da esperienze sensoriali dirette a rarefatte relazioni visive, in realtà confermano la centralità plastica dell’opera attraverso sia l’unità del volume sia attraverso la sottolineatura simbolico concettuale estrema del punto e della linea nella superficie: le due ‘Civette’, il ‘Gatto’ ed i due ‘Uccelli’ rispondono ad una volontà di sintesi estetica e ad una volontà autentica di ricerca di quello spirito ‘animale’ che ha antropologicamente segnato, sin dal paleolitico, nei ‘bestiari’ medioevali e lungo il percorso della storia dell’arte, la condizione dell’uomo ed i suoi rapporti con la natura.

Per conoscere maggiormente Giacomo Benevelli

torna | home

Il Copyright © relativo ai testi e alle immagini appartiene ai relativi autori per informazioni scrivete a
miccal@caldarelli.it