Lorenzo Amadori
Senza titolo
tecnica mista su tela - 1997
cm. 70 x 100
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La verità provvisoria
(teoria del salmone)
Caro
Lorenzo,
grazie per l'ultimo disegno che mi hai inviato, un vero trittico (circumpolare?)
con balena e pinguino a guardia assorta del gatto bislacco mentre
l'elicottero, moderno e "aereo" veicolo, li attende in volo per "traghettarli"
al nuovo anno. Eccomi perciò a scriverti piuttosto che a scrivere
di te poiché desidero far proseguire questo carteggio che tu
stesso hai avviato e tanto intriga la mia immaginazione. Così
facendo, vorrei ancora una volta rompere le righe del formalismo compassato
della critica d'arte. Sono convinto della maggior efficacia della
dinamica interlocutoria, sia che la si conduca sul campo, possibilmente
fra gli odori dei colori, sia in forma epistolare piuttosto che di
epitaffio culturale... non mi piace scrivere in bella calligrafia
"qui giace ben composta la salma dell'arte" perché è
meglio il "salmone" mentre risale la corrente del fiume con energia,
benché se ne possa a buon diritto apprezzarne il sapore col
burro sui crostini abbrustoliti... Tutto è vero e anche questo
è vero, non occorre mentire per poi smentire e, se è
possibile un rinnovamento del rapporto fra arte e critica, possiamo
fondarlo sulla potenzialità di quella che indicherei come "verità
provvisoria". Troppo spesso il "salmone" lo incontriamo e riconosciamo
solo in scatola, prelibato ma, occhio anche alla scadenza alimentare,
incapace ormai di riprodursi. Tutta l'arte ufficiale e, corollario,
la critica che la informa o la "deforma" (come il salmone in busta
sottovuoto) rientrano negli stilemi linguistici che, nel consentire
l'omologazione culturale, le pastorizza sterilizzadole. Carattere
specifico dell'invecchiamento intellettuale e corporeo, come sai,
sono la perdita di flessibilità e l'infiacchimento della dinamica
di sviluppo fino all'azzeramento vitale... così accade anche
al pensiero artistico che, a tempi alterni, si "arricciola" letteralmente
nel vicolo cieco della autoreferenza. Qui, probabilmente, si radica
la categorizzazione della storia dell'arte ma, per certo, soccombe
anche la generosità dell'invenzione in favore della certezza
di aver raggiunto l'essenza del vero. Ma è la storia stessa
che a distanza di tempo ci rivela poi a sua volta come ognuna di queste
verità intraviste come assolute e definitive sia comunque provvisoria...
e allora? Tu mi chiederai... Allora non resta che navigare il fiume
del tempo entro il cui alveo tutto scorre e tutto si cela dando corpo
contemporaneamente all'evidenza dell'esistere, splendente superficie
che sovrasta la profondità del mistero, e alla liquida turbolenza
dell'ignoto che si incunea fra le rocce del fondo. Arte e follia nell’impeto
di libertà che le conduce verso l’ignoto si nutrono spesso
del medesimo alimento (tu stesso me lo insegni) e mostrano lucido
ardimento apparentemente finalizzato ad una meta irraggiungibile,
oltre le acque genitrici del mondo, in quel luogo del tutto mentale
da cui ogni cosa trae origine e verso il quale tutto ritorna. Per
fare ciò, come un marinaio affronta le correnti e i venti contrari
inaspettati, così l’artista deve orientare il cuore pilotandone
i moti ma, soprattutto, prima conoscendolo e poi liberandolo, rendendolo
"folle".
Con una metafora più moderna possiamo affermare che nessuno
più di un pilota conosce la "follia", anche senza
azzardare imprudenze, nel coordinare le fasi del motore con l’andatura
della vettura... alternando i regimi di marcia innesta la prima, la
seconda... esercita energia corporea e mentale staccando la frizione
e lasciandosi portare dall’accelerazione successiva. "Metta in
folle... ricordo le parole di chi mi aiutava in un momento di difficoltà
meccanica mentre, dopo una vigorosa spinta, aggiungeva... inserisca
la marcia... acceleri...". "Vrrom!" Rispose vivace
il motore resuscitato dalla temporanea inerzia... ecco, una cosa molto
simile mi è accaduta nel leggere qualche tuo dipinto... "Vroom!"
ha risposto questa volta un altro tipo di motore, non dentro perché
è cavo, ma molto vicino al cuore, da dove si irraggia un particolare
tipo di energia. Con un concetto palindromo potrei definire questo
raccontino come una parabola sull’arte del guidare e/o, appunto, sul
guidare dell’arte. La "follia" sta, in entrambi i sensi
di lettura, nella temporanea quanto essenziale assenza del rapporto
di marcia, nella "liberazione" dalla consequenzialità
razionale per poi riassoggettarvisi in forma mutata, altra, magari
eccentrica o inversa per saggiare la potenza del "motore"
o comprenderne la vera natura. E... ogni tanto, come fa il salmone,
con coraggio, con la forza del cuore bisogna risalire la corrente.
Ti auguro di riuscire a lungo nell’applicare questa che, come ho sottotitolato,
è appunto la teoria del salmone... non quello affumicato però,
ricordatelo!
Con amicizia
Michele Caldarelli
Gennaio 1999
Per conoscere meglio
Lorenzo Amadori