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DOVE RISIEDE IL MERAVIGLIOSO
di: Rosabianca Mascetti

Le fiabe, si sa, sono un genere narrativo senza tempo, sono la voce della creatività popolare che con la consuetudine cambia e si trasforma pur mantenendo una propria autonomia. Prendiamo ad esempio la classica Cenerentola che, apparsa per la prima volta nel 1634 in forma di racconto in La Gatta Cenerentola di Giambattista Basile, si è poi evoluta con Perrault, i fratelli Grimm, nell'opera di Rossini, fino ai cartoni della Disney e alle più recenti versioni cinematografiche. Pur mantenendo lo stesso schema narrativo, Cenerentola è stata ambientata in situazioni storico-sociali-geografiche assai diverse ed è stata infarcita, soprattutto nel passato, di orride realtà. Nonostante tutto ogni fiaba non perde mai il suo fascino perché Normalmente si svolge in uno spazio e un'epoca indefinita, popolata da personaggi che vivono il fantastico e il soprannaturale come qualche cosa di normale. Eroi e antagonisti dalla natura più disparata, esseri umani, creature dotate di poteri magici, animali parlanti e così via in una lista infinita, sono rigorosamente impegnati, con un ritmo di crescente tensione, in un susseguirsi di imprese paradossali e pericolose in cui anche i più inadatti vincono e i cattivi ricevono la giusta punizione. La fiaba è diretta e radicale, tutto in essa è orientato alla chiarezza e si conclude positivamente con l'aggiunta di una massima da ricordare.Impossibile sottrarsi ad una simile malia, ad ogni età, perché è da questo punto, nel preciso momento in cui la fiaba finisce, che la fantasia, quella vera, personale, prende il via con tutto il suo bagaglio di immagini ed emozioni. Il meraviglioso che è entrato in noi prima o poi si manifesterà, in un modo o nell'altro. Se sei poi un'artista come Angela Colombo, una "incredibile, lussuosa miniatrice", il meraviglioso si esprime in una ricchissima produzione di incisioni, tele, carte, oggetti e libri a tiratura limitata. Il bagaglio culturale di Angela Colombo è ricco per varietà di interessi e discipline praticate, che convivono e si intersecano tra loro, offrendo spunto per una infinita gamma di soggetti e ambientazioni con una particolare predilezione per i racconti fantastici. In mostra viene presentata una serie di opere, pezzo unico a tecnica mista su tavola e carta, ispirate ad alcune delle fiabe più famose da Cenerentola, La Bella e la Bestia, Mignolina e così via. Eroine dal fascino indiscusso che Angela Colombo coglie e ci restituisce in tutta la loro magnificenza nel momento in cui non interpretano più un ruolo ma se stesse e tutti i possibili aspetti del femminino. La Bella non ha più paura della Bestia, anche se è ancora un gigantesco felino nero, perché lei ha preso coscienza delle sue capacità ed è fiera e sicura di sé vestita di un sontuoso abito che le scopre generosamente le spalle. Cenerentola ha perduto la sua scarpina, che sta lì in bella mostra, ma non le servirà per confermare le sue doti di bellezza, così come sono pure di una bellezza disarmante la fanciulla de Le Tre Melarance e Mignolina, avvolte in impalpabili abiti come ali di farfalla o sottile tela di ragno bagnata di rugiada. I loro corpi hanno silhouette filanti che Angela Colombo a volte porta con segno nitido fino all'estremo, in un continuum di linee in espansione che dalla figura si prolungano in un fiore, nella voluta di un'onda, la coda di un camaleonte.... Molti sono poi gli animali che partecipano alla narrazione: draghi cinesi, infidi serpenti, magnifici felini, sontuosi cavalli ingualdrappati, per non dimenticare cigni, uccellini, farfalle e rospetti... Lussureggiante è la natura e incantati sono i giardini che fanno da cornice, così come le sue ambientazioni storiche pescano a piene mani da motivi medioevali e rinascimentali, stilemi moreschi e orientaleggianti, sempre trattati con contenuta eleganza ed equilibrio. Ogni elemento è parte di una partitura costruita su un silenzioso ritmo musicale, perfettamente bilanciato e impaginato.... Neanche lei, l'eroina, predomina sugli altri anche se sta lì fissando direttamente negli occhi l'osservatore, perché sa di essere parte di "una scheggia di una pietra preziosa" come definivano le fiabe i Fratelli Grimm e che solo in questo modo potrà realmente entrare nel nostro mondo fantastico, in quella parte di noi dove risiede il meraviglioso.


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